Tre buoni consigli

Il nocciolo della storia

Quanti consigli riceviamo ogni giorno. A volte è difficile distinguere quelli buoni da quelli cattivi, quelli che sono utili da quelli che sono solo chiacchiere. Così molti, soprattutto i più giovani, non li ascoltano mai, comunque siano. Nel gran guazzabuglio di consigli, dobbiamo però imparare ad accorgerci di quelli che possono salvarci la vita o toglierci dai guai. Di solito sono i consigli che ci danno le persone che ci vogliono bene.

C’era una volta un uomo che viveva con sua moglie in un piccolo villaggio, era un fornaio, ma quando il vecchio fornaio per cui lui lavorava morì, si ritrovò disoccupato, perché altri forni in paese non ce n’erano…

C’era una volta un uomo che viveva con sua moglie in un piccolo villaggio, era un fornaio, ma quando il vecchio fornaio per cui lui lavorava morì, si ritrovò disoccupato, perché altri forni in paese non ce n’erano. Così un giorno disse a sua moglie: «Bisogna che vada a cercar lavoro in giro, qui va di male in peggio, lavoro non ce n’è e le bambine ormai vanno a scuola. Devo proprio partire».
Il mattino dopo prese una focaccia e una coperta, salutò le bambine, baciò sua moglie e partì.
E cammina cammina, era in marcia da sei settimane ormai, cammina cammina arrivò in un paesino. E da questo paesino partivano quattro strade. Lui restò un po’ lì, non sapeva decidersi, guardava una strada, guardava l’altra, e ormai era già sera fatta, poi si accorse che lì di fronte c’era un negozio di fornaio, chiuso. Davanti al negozio c’era il padrone del negozio che gli chiese: «Cosa fa lei da queste parti? Non è di qua, no?»
«No, sono un forestiero, e cerco lavoro».
«Che genere di lavoro?»
«Beh, è buffò a pensarci, che lei mi chieda questo, perché facciamo lo stesso lavoro. Sono fornaio anch’io».
«Beh, a me servirebbe un aiuto. Uno che faccia la pasticceria».
Si misero subito d’accordo, e fissarono anche la paga. E così per sei mesi lavorarono insieme, e quello nuovo faceva dei pasticcini straordinari, i migliori che si fossero mai visti in paese, e il padrone gli disse che era proprio un ottimo fornaio. L’uomo era nutrito e alloggiato, così metteva via quasi tutta la paga, e alla fine dell’anno aveva abbastanza soldi per tornarsene a casa.
In effetti, aveva molta nostalgia di sua moglie e delle bambine, perciò disse al padrone: «Dopodomani torno a casa. Voglio vedere mia moglie e le bambine. Mi porterò via la paga, perché non si sa mai cosa mi può succedere mentre sono via».
«Benissimo» rispose il padrone, «ma c’è una cosa che voglio dirti: preferisci prenderti la tua paga di tutto quest’anno o tre buoni consigli?»
L’uomo ci pensò tutta la notte e al mattino disse: «Ecco, i soldi mi farebbero comodo, ma ho deciso di prendere i consigli».
«Bene, hai preso una saggia decisione. Ecco i consigli: non prendere mai una scorciatoia. Non alloggiare mai in una casa dove c’è un uomo con sei dita alla mano sinistra. Ecco il terzo consiglio: qua c’è una forma di pane. Non aprirla finché non potrai farlo sul grembiule di tua moglie».
Si salutarono affettuosamente, e l’uomo partì.
A quei tempi c’erano solo le carrozze, niente macchine né autobus, solo carrozze e cavalli. Lui camminava verso casa, e aveva i piedi stanchi e gonfi. A un certo punto trovò una scorciatoia, che poteva fargli risparmiare tre buone miglia. Dimenticò il primo consiglio, e pensò: «Adesso prendo la scorciatoia, e mi risparmio un bel po’ di cammino. E col mal di piedi che ho».
Superò con un balzo lo steccato, e prese il sentierino attraverso i campi: era una notte di luna, e tutto era coperto di brina. A un certo punto sentì un grido tremendo: era un brigante, che stava derubando un venditore ambulante, lì in mezzo ai campi, poco lontano da lui. L’uomo si voltò, e corse, corse, corse come un pazzo finché non fu di nuovo sulla strada principale, e poi continuò a correre come un matto lungo la strada principale finché arrivò a una casetta, e appena entrò nella casetta vide un uomo molto cordiale che lo invitò a entrare. Entrò, ma si accorse che l’uomo aveva sei dita alla mano sinistra. Capì subito di aver fatto uno sbaglio. L’uomo disse: «Che succede?»
«Eh, rispose il fornaio, sono stanco morto, c’era uno che mi inseguiva. Chissà se può ospitarmi per la notte?»
«Certo, posso darti un po’ di cena e un letto».
Ma l’uomo pensava ai tre consigli, e rifletté: «Qua stanotte finisce male. Questa è la casa dei briganti». Poi disse: «Sentite, prima di mangiare e di andare a letto, vi spiace se esco un attimo? Dovrei fare… uhm… una cosina».
«Sì, sì, vai pure, e non metterci tanto».
Appena uscito, l’uomo si precipitò nel capanno, dove tenevano tutto il letame, delle mucche e del cavallo, andò lì e si sedette in un angolo del capanno, e non tornò più in casa. Il brigante lo cercò dappertutto, per dritto e per traverso, ma niente; frugò nella stalla e fra i covoni, ma non pensò di cercarlo nel capanno, in mezzo al letame, e invece lui era nascosto proprio lì.
Restò nascosto fino all’alba, quando vide passare la carrozza di posta, tirata da due cavalli. Il cocchiere aveva un fucile, e due cani vicino. Il fornaio saltò sulla carrozza al volo, chiese un passaggio al conducente, e lungo la strada gli raccontò tutta la storia.
«Beh, disse lui, se ti vengono ancora dietro, gli scaricherò addosso lo schioppo e gli lancio anche i cani dietro».
Quando il fornaio arrivò a casa, fu ripagato dalla calda accoglienza della moglie e delle figlie; dopo essersi ben bene abbracciati, la moglie disse:
«Certo che hai l’aria proprio distrutta. Di’ un po’, e di soldi ne hai portati?»
«No, ho soltanto questi, ecco, mi saranno rimaste tre monete».
«Non sei riuscito a fare di più, dopo un anno di lavoro?»
«E no, tutto qui».
Poi le raccontò dei tre buoni consigli. Il primo, disse, era di non prendere una scorciatoia attraverso i campi, io l’ho presa, e per un pelo non sono incappato in un ladrone. L’altro era di non entrare in una casa abitata da un uomo con sei dita alla mano sinistra. Io ci sono entrato, e ho passato la notte nel letamaio. Ma il terzo consiglio è questa forma di pane. Il padrone mi ha detto di spezzarla solo sopra il tuo grembiule ben aperto. Avanti, apri il grembiule, che spezzo il pane».
Fecero così, e dal pane piovvero monete d’oro. Din din din le monete caddero nel grembiule, e da allora in poi furono sempre felici, specialmente la donna, pensando che per un pelo non era rimasta vedova.
Così i tre buoni consigli sono tornati utili, eh?

Il gioco

il serpente di yeti

Per i più grandi

Lo Yeti

Si gioca in una stanza completamente buia. Un giocatore viene nominato, all’insaputa degli altri, yeti. Al via tutti i giocatori (yeti compreso) si spostano per la stanza, tenendo le braccia davanti a sé. Quando un giocatore tocca un compagno gli chiede «Yeti?». Se il compagno gli fa la stessa domanda, i due proseguono ciascuno per la propria strada. Se, invece, il compagno tace, è lo yeti. Chi l’ha toccato gli mette una mano sulla spalla e si sposta per la stanza dietro di lui. Chi segue lo yeti si comporta come lui, stando in silenzio quando viene toccato. Il gioco termina quando non risuona più per la stanza la domanda «Yeti?» perché tutti i giocatori sono ormai in fila uno dietro all’altro.

Per i più piccoli

Colorate questo simpatico San Giuseppe.

La preghiera del giorno

Tu mi indichi la strada da seguire,
voglio incamminarmi e percorrerla;
a te si innalza l’anima mia.
Tu spiani una strada tra le montagne,
io cammino, ti cerco, e ti trovo.
Tu hai liberato la strada dai sassi,
hai reso il cammino sicuro.
So dove andare, tu mi indichi la strada.
I miei passi, i miei passi,
i miei passi sono il ritmo della mia
preghiera.
Tu, Dio, mi indichi la strada.