La casa dei tre lupi

Il nocciolo della storia

È sempre difficile imparare a collaborare. Competitività ed esclusivismo sono spesso forti, anche nei più piccoli. I bambini hanno bisogno che qualcuno insegni loro a «fare qualcosa insieme». Ma farlo in modo che tutti si sentano importanti. Si deve viaggiare su un doppio binario: ognuno deve imparare a scoprire ed apprezzare le doti degli altri e contemporaneamente scoprire ed apprezzare le proprie.

È il grande viaggio verso quell’adeguata immagine di sé necessaria ad uno sviluppo normale della persona.
Le persone umane sono sempre uniche e «originali»: proprio per questo la collaborazione aricchisce e si dimostra, in definitiva, più efficace di qualsiasi impegno individuale.
Che cosa c’è di più diverso di un uovo, un’anitra, un gambero e un ferro di maglia? Eppure, se mettono insieme le loro «diverse qualità», possono sconfiggere anche un branco di lupi feroci e «andare a vedere il mondo…»

Al di là del mare, al di là della terra, lontano, lontano, dietro le montagne, c’era un uovo. Un uovo piccolino, tutto bianco, quasi trasparente.
Si annoiava, quel povero cocco, e decise di vedere un po’ di mondo…

Al di là del mare, al di là della terra, lontano, lontano, dietro le montagne, c’era un uovo. Un uovo piccolino, tutto bianco, quasi trasparente.
Si annoiava, quel povero cocco, e decise di vedere un po’ di mondo. Si mise dunque in cammino e, senza preoccuparsi di niente, rotolando di qui, rotolando di là, se ne andava spedito e sicuro. Rotolava da un po’ dì tempo, quando incontrò un’anitra.
«Dove stai rotolando, compare?», domandò l’anitra.
«Voglio vedere il mondo», rispose l’uovo.
«Proprio come me», disse l’anitra. E continuarono la strada insieme.
L’uovo rotolando, l’anitra dondolando, camminarono per un po’, quando incontrarono un gallo.
«Dove andate, compari?», domandò il gallo.
«Vogliamo vedere il mondo», rispose l’anitra.
«Proprio come me», proclamò il gallo.
«Allora, facciamo la strada insieme», proposero all’unisono l’uovo e l’anitra.
E ripartirono, diritto davanti a loro, l’uovo rotolando, l’anitra dondolando, il gallo tutto impettito.
Procedevano tutti e tre allegramente, quando incontrarono un gambero.
«Dove andate, compari?», chiese il gambero.
«Vogliamo vedere il mondo», rispose il gallo.
«Proprio come me», ribatté il gambero.
«Allora, facciamoci compagnia, gamberetto», proposero l’uovo, l’anitra e il gallo.
E così ripartirono, diritto davanti a loro, l’uovo rotolando, l’anitra dondolando, il gallo tutto impettito e il gambero camminando all’indietro.
Improvvisamente si trovarono davanti un ferro da maglia.
«Ma che cos’è questa cosa?», domandarono l’uovo e il gambero incuriositi.
«Io sono il ferro da maglia di Nonna Rosina», rispose una vocina acuta e pungente.
«E che ci fai, tutto solo per la strada?», domandò l’anitra.
«Voglio vedere il mondo», rispose il ferro da maglia.
«Proprio come noi», dissero l’uovo, l’anitra, il gallo e il gambero. «Vieni con noi».
E così ripartirono tutti e cinque, l’uovo rotolando, l’anitra dondolando, il gallo tutto impettito, il gambero camminando all’indietro e il ferro da maglia facendo capriole: pic sulla punta, pac sulla testa, pic sulla punta, pac sulla testa.
Un bue li vide passare e smise di ruminare.
«Dove andate, allegra compagnia?», domandò.
«Vogliamo vedere il mondo», risposero.
«Vengo con voi», disse il bue. E si mise a camminare dietro a loro. Un cavallo, che veniva verso di loro, li fermò:
«Dove andate, bella compagnia?».
«A vedere il mondo», rispose il bue.
«Vengo con voi», disse il cavallo. E si mise al fianco del bue.
E ripartirono tutti, diritto davanti a loro. L’uovo rotolando, l’anitra dondolando, il gallo tutto impettito, il gambero camminando all’indietro, il ferro da maglia piroettando, mentre il bue e il cavallo chiudevano il corteo.
Cadde la notte.
I sette amici si trovarono davanti ad una casetta. Là abitavano tre lupi che erano andati a caccia.
«Entriamo?», propose il cavallo.
«Entriamo», risposero gli altri.
Ciascuno si sistemò nell’angolo che più gli conveniva: l’uovo nella cenere tiepida del focolare; l’anitra e il gallo si appollaiarono sul caminetto; il gambero si assopì in una bacinella colma d’acqua; il ferro da maglia si infilò in un asciugamano; il cavallo si piazzò nel bel mezzo della stanza e il bue in cortile.
Stanchi per il lungo cammino fatto, si addormentarono subito e ben presto nella casa regnò un gran silenzio.
Ma i tre lupi proprietari della casa erano sulla via del ritorno.
Il più anziano dei tre, fiutando l’aria, disse: «Uhm, uhm, sento qualcosa di strano nella nostra casetta…».
«Chi va a dare un’occhiata?», domandò il secondo.
«Io!», proclamò il più giovane, che non aveva paura di niente.
E, coraggiosamente, entrò per primo. Si diresse subito verso il caminetto per cercare i fiammiferi, perché non ci vedeva niente. Ma il gallo e l’anitra cominciarono a strepitare, creando un pandemonio di schiamazzi, accompagnando il tutto con micidiali beccate.
Terrorizzato da quel putiferio, il lupo cercò un tizzone nella cenere del focolare. Ma l’uovo gli schizzò in faccia un bel po’ di cenere.
Accecato, il lupo si precipitò verso la bacinella per lavarsi, ma il gambero gli pizzicò energicamente il naso con le tenaglie. Il povero lupo afferrò l’asciugamani, ma il ferro da maglia gli punse le zampe.
Sempre più spaventato, il lupo arretrò verso il centro della stanza, ma il cavallo gli assestò un tale calcione da proiettarlo nel cortile, dove il bue lo fece rimbalzare in aria a cornate.
A quel punto, il lupo cominciò ad urlare: «Ci sono i diavoli nella casa! Il caminetto strilla, la cenere salta negli occhi, l’acqua pizzica, l’asciugamani punge, il pavimento da calci e dei forconi buttano in aria! Scappiamo, fratelli, scappiamo!».
I lupi fuggirono nella foresta a gambe levate.
La casa ripiombò nel silenzio e i nostri amici si riaddormentarono. Il mattino dopo, di buonora, si rimisero in cammino. Chissà, forse un giorno li incontrerete. Continuano a camminare: l’uovo rotola, l’anitra dondola, il gallo è tutto impettito, il gambero cammina all’indietro, il ferro da maglia piroetta, il cavallo e il bue chiudono la fila.
Vogliono vedere il mondo.

Il gioco

insieme è più bello, ma… non facilissimo!

Per i più grandi

Un bambino si trasforma in una «macchina», movendo ritmicamente una parte del corpo e producendo un rumore meccanico. Prima altri due bambini, poi, gradualmente, gli altri si aggiungono a catena, fino a formare una macchina immaginaria di bambini in diverse posizioni: chi batte i piedi, chi agita le braccia come ruote o pistoni, sibilando, fischiando o stridendo. L’animatore può far aumentare la produzione o rallentarla prima delle ferie… Il gioco finisce quando alla sera la «fabbrica» chiude e tutti tornano a casa.

Il gioco è più divertente se al gruppo-macchina viene affidato un compito determinato. Per esempio: essere una macchina che trebbia il grano. In questo caso i componenti del gruppo devono organizzarsi per compiere operazioni diverse ma coordinate. Scopriranno immediatamente quanto è difficile collaborare.

Per i più piccoli

Aiutate il figlio a raggiungere il Padre.

La preghiera del giorno

Gli amici sono uno speciale
dono di Dio.
Non ne ho mai troppi.
Ogni nuovo amico
è una gioia.
Anche quando sono solo,
a casa,
penso ai miei amici ed è come se fossero
lì con me.
Ti prego, Dio, per tutti i miei amici;
proteggili e aiutali.
Tu li ami e vuoi che anch’io non li abbandoni mai.
Aiutami a perdonarli.
Amico Dio, grazie per gli amici che ho.