C’è un drago in Via Verdi!

Il nocciolo della storia

Fabio ha fatto un cattivo incontro e non ha il coraggio di parlarne con i genitori. Ha rischiato di finire nelle fauci di un uomo-drago.
Ma la soluzione del problema sta proprio nel dirlo a mamma e papa. Sono addirittura due «cacciatori di draghi».

Per andare da casa a scuola, Fabio doveva percorrere pochi isolati (tre semafori e tutto marciapiede). Adesso che era in quarta poteva percorrerlo da solo. Era felice di caracollare fra la gente con il suo zainetto colorato sulla schiena e fermarsi a guardare le vetrine quando piacevano a lui…

Per andare da casa a scuola, Fabio doveva percorrere pochi isolati (tre semafori e tutto marciapiede). Adesso che era in quarta poteva percorrerlo da solo. Era felice di caracollare fra la gente con il suo zainetto colorato sulla schiena e fermarsi a guardare le vetrine quando piacevano a lui. Con la mamma era costretto a fermarsi davanti alle vetrine di vestiti e calzature, mentre con il papà era quasi obbligatoria la sosta davanti ad un grosso magazzino di accessori per auto.
La vetrina preferita di Fabio era una scintillante esposizione di elettronica e soprattutto di giochi per computer. Ne possedeva sei, un po’ sorpassati.
Ma il patto con mamma e papà era chiaro. Avrebbe avuto un gioco nuovo solo alla fine dell’anno scolastico, a promozione avvenuta.
La promozione non era un grosso problema per Fabio: riusciva bene a scuola, era diligente e studioso. Era anche un bambino mite e gentile, perciò sospirava davanti alla vetrina mangiando con gli occhi le scatole luccicanti e le presentazioni dei giochi che passavano sui teleschermi. Una piramide sfavillante di Tomb Raider annunciava l’ultimo successo «fantastico e devastante».
Un sospiro, uno sguardo all’orologio e a casa di corsa. Così tutte le sere.
Una sera la vetrina era particolarmente ammiccante. Fabio si appoggiò al vetro per vedere meglio. Accanto a Tomb Raider era apparso Swagman. Pezzi di carta metallizzata rossa mandavano bagliori inquietanti. Fabio era assorto nella lettura delle caratteristiche che si leggevano a stento sulle confezioni.
«Ti piacciono, eh?», disse una voce alle sue spalle.
Fabio si girò di scatto. Era un signore dall’aria gentile e sorridente, con gli occhiali cerchiati d’oro e un cappello un po’ fuori moda. Fabio si tranquillizzò.
«Oh, sì!», rispose.
«Ne hai già qualcuno?».
«Sei. Ho anche Supermario… Ma gli altri sono un po’ vecchi… Quando starò promosso, però, papà me ne compra uno nuovo».
«Bravo, bravo», disse il signore gentile. Poi, quasi distrattamente aggiunse: «Se ripassi di qui, domani sera, te ne posso imprestare uno che ho a casa e nessuno usa…».
«No, grazie!», esclamò vivacemente Fabio. La mamma e il papà gli raccomandavano sempre di non accettare niente dalle persone che non conosceva.
«Là, là… Non ti preoccupare», continuò il signore gentile. «Te lo impresto soltanto».
Confuso, Fabio borbottò una specie di saluto e corse a casa. La sera dopo, il signore gentile era fermo accanto alla vetrina dei giochi elettronici. Fabio aveva fatto il proposito di non fermarsi, ma non potè farne a meno. Sorrise timidamente. Il signore gentile gli tese un pacchetto avvolto in carta di giornale.
«Hai visto, mi sono ricordato».
«Non posso. Papà non vuole…», mormorò Fabio.
«Mica devi dirglielo… Sarà un piccolo segreto», ribatté l’uomo. E gli strizzò l’occhio. Fabio alzò un angolo della carta che avvolgeva la scatola. «Ma è Excalibur!».
«Ti piace?».
«Bè…».
«Provalo. Te lo metto nello zainetto».
Appena in casa, contrariamente al solito, Fabio gridò alla mamma: «Ho tanti compiti» e si chiuse nella sua camera per provare il nuovo gioco. Una volta tanto la pubblicità aveva ragione: era davvero un bel gioco.
Il giorno dopo, il signore gentile era di nuovo là che lo aspettava. Fabio gli raccontò la trama di Excalibur e tutte le possibilità che il gioco offriva. Era indubbiamente il più appassionante che avesse mai provato.
«Sono contento che ti sia piaciuto», disse il signore gentile. E, quasi distrattamente, aggiunse: «Ne ho degli altri a casa. Perché non facciamo una deviazione e così vedi se ce n’è qualcuno che ti piace?».
«Ma…».
«Sono due passi, qui vicino. Ormai siamo amici, no?».
Fabio cedette, anche se una vocina interna disapprovava. Il signore gentile abitava in una strada parallela. Una villetta isolata, con il giardino davanti. Nel salotto c’era un grande televisore e una poltrona dall’aria comoda.
«Togliti lo zainetto. Guarda in mezzo ai video», disse il signore gentile. Fabio non aveva mai visto tanti video e cominciò a leggere i titoli.
Il signore gentile stava alle sue spalle. Con una mano sfiorò i capelli del bambino.
Fabio sentì qualcosa di strano, come un brivido e si voltò. Quello che vide lo riempì di terrore.
Il signore gentile si era tolto i guanti e le sue mani erano coperte di squame color verde, terminavano con artigli lunghi e affilati, gli occhi erano rossi fuoco e, adesso che si era tolto il cappello, sulla testa ondeggiava una cresta cornea verde e gialla, mentre dalla bocca spuntavano zanne aguzze.
Fabio gridò e si precipitò fuori.
«Fermo! Dove vai?», gracchiò il signore gentile, diventato drago. Tentò di afferrarlo con gli artigli verdi e con l’unghiona lacerò la manica della camicia di Fabio. Che si divincolò con tutte le sue forze e si precipitò verso la porta.
Corse senza mai voltarsi indietro. Arrivato in casa chiuse la porta a chiave. Poi si buttò sul letto, cercando di calmare il cuore che sembrava un tamburino impazzito. Le lacrime scorrevano abbondanti e bagnavano il cuscino. Che fare?
Dirlo a mamma e papà? Era escluso. Aveva disubbidito e poi loro che cosa ci potevano fare? Papà era piccolo, con gli occhiali e un po’ di pancetta. Mamma aveva paura anche dei ragni…
Era molto meglio non dire niente a nessuno: «Domani, prenderò l’autobus», propose.
A cena, annaspò a cercare scuse per la camicia strappata e per i segni delle lacrime sul viso. Gli pareva di avercela fatta, ma ad un tratto, la mamma fissò gli occhi nei suoi e seria seria disse: «Fabio, adesso dimmi la verità. Che cosa ti è successo?». Singhiozzando, Fabio raccontò tutto. «Si è trasformato in un drago! È vero… non me lo sono inventato!».
Mamma e papà si guardarono e poi si alzarono insieme. «Un drago, eh? Tocca a noi». Quello che successe dopo lasciò Fabio a bocca aperta.
Mamma e papà entrarono in camera. Si sentirono scatti, serrature che si aprivano, zip che si chiudevano e poi mamma e papà comparvero avvolti in tute argentee. Impugnavano strane armi. Sembravano perfino più alti.
«Dov’è questa casa?».
«In via Verdi, la casa con il giardino…», mormorò Fabio intimidito. Non sapeva più che cosa pensare.
«Adesso vai in camera tua!», ordinò il papà. Poco dopo, Fabio sentì l’auto che si metteva in moto.
Sospeso tra paura e curiosità rimase per un po’ alla finestra, poi decise di arrivare fino all’angolo per dare una sbirciatina. Riusciva a vedere l’ingresso e il primo piano della casa di via Verdi.
Vide le due figure in tuta entrare nella casa con molta decisione. Gli parve di sentire delle voci, dei grugniti e poi una specie di ruggito. Rumore di duello, sibili, schianti. Ad un tratto le finestre della casa si illuminarono come per una esplosione. Pieno di paura, Fabio corse a casa.
Si infilò sotto le coperte con il cuore in gola. Il tempo sembrava non passare mai, ma poi sentì il rumore familiare della macchina di papà. Corse incontro ai genitori, ridendo e piangendo.
Mamma e papà avevano le tute macchiate di spruzzi verdastri.
«Dovesse ancora capitare, devi dirlo subito a noi, hai capito?», disse il papà che aveva ancora la visiera sugli occhi e un’aria molto più imponente del solito.
«Sissignore… Sì, papà!», rispose Fabio e lo abbracciò.

Il gioco

giochi di parole

Per i più grandi

Lettura delle labbra

Stabilite un lasso di tempo – ad esempio cinque minuti – in cui un ragazzo può parlare normalmente, ma voi potete muovere le vostre labbra silenziosamente. Potete comunicare?
Dovreste sforzarvi di «parlare» lentamente, esagerando i movimenti della bocca – ciò semplificherà le cose. Se il gioco procede bene, provate a invertire i ruoli; fate parlare in silenzio i ragazzi e voi fate gli interpreti.

Per i più piccoli

Scioglilingua

Quante volte potete dire «Tre tigri contro tre tigri?».
Chiedete a vostro figlio di provare: probabilmente vi metterete a ridere quando entrambi vi ingarbuglierete un po’ di volte. Con gruppi di bambini, le risate saranno probabilmente contagiose, rendendo ancora più difficile pronunciare lo scioglilingua. Ma nel caso in cui i bambini incominciassero ad annoiarsi, ecco alcune idee per provare la scioltezza delle loro lingue:
Sul mare ci sono nove navi nuove; una delle nove non vuole navigare.
Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa.
Trentatré trentini entrarono trotterellando in Trento, tutti e trentatré trotterellando.
Sereno è, seren sarà; se non sarà seren, si rasserenerà.

La preghiera del giorno

Stasera prego con mamma e papà,
io dico la prima frase e loro rispondono:
«Dio crea nuovi cieli e una nuova terra».
Ci ricorderemo della tua alleanza
e il tuo amore tornerà alla memoria.
Nuovi cieli e nuova terra rimarranno sempre davanti a Dio.
Dio ha donato una terra al suo popolo.
Donerà a noi una terra in cui regna la giustizia.
Dio ha preparato per i suoi figli
un posto in cielo.
Donerà a noi un regno di pace.