Il pinguino «Solosolo»

Il nocciolo della storia

Ecco come alcuni ragazzi hanno sentito il racconto del pinguino Solosolo:
«La storia del pinguino non è come le altre storie; c’è una cosa vera dentro: quando uno è solo è triste…».
«C’è sempre una piccolissima speranza che qualche cosa possa cambiare».
«Esiste sempre qualcuno su cui si può contare».

«Non si è mai completamente soli».
«Il gabbiano ha aiutato Solosolo a scoprire gli altri e a cercarli anche se costa».
«Il pinguino non aveva nessuna voglia di partire e dopo ha fatto uno sforzo inaudito per incontrarsi con altri pinguini: è come qualcuno che rimane rinchiuso, che rifiuta gli altri».
«Anche noi dobbiamo fare grandi sforzi per arrivare a qualcosa».
«Qualche volta mi capita di sentirmi abbandonata come il pinguino sul suo iceberg».
«Anche noi abbiamo bisogno di carezze e di amici per vivere».
«La vista del gabbiano è come una mano tesa».
«Nella vita bisogna rischiare per conquistare le cose che valgono molto».

Per la novecentosessantatremiladuesima volta il pinguino fece il giro completo del suo iceberg. Un po’ sudato per la corsa, si specchiò in una lastra levigata di ghiaccio e soddisfatto si disse:
«Non c’è dubbio: sono la creatura più bella dell’Universo»…

 Per la novecentosessantatremiladuesima volta il pinguino fece il giro completo del suo iceberg. Un po’ sudato per la corsa, si specchiò in una lastra levigata di ghiaccio e soddisfatto si disse:
«Non c’è dubbio: sono la creatura più bella dell’Universo».
Gli venne fame e si tuffò nell’acqua di un bel blu scuro appena increspata da una leggera brezza. Mangiò qualche pesciolino, poi tornò sull’iceberg. Sbadigliò e sospirò. Un’altra giornata. Uguale a tutte le altre. Tornò a sbadigliare rumorosamente e senza neppure mettersi la mano davanti alla bocca. Tanto sull’iceberg c’era solo lui e faceva quello che gli pareva.
Poteva arrampicarsi sulla punta più alta della montagna di ghiaccio e lasciarsi scivolare fin nell’acqua. Ma non gli piaceva più come una volta. Si stese supino e cominciò a contare le nuvole. Era un altro dei suoi passatempi. Le nuvole erano anche le uniche creature a cui rivolgesse la parola.
Non che gli avessero mai risposto, naturalmente.
«Che vita noiosa, fate. Sempre in giro, di qua e di là, dove vi trascina il vento. Guardate me. Sono ancora così giovane eppure sono già padrone di un iceberg: è tutto mio. Ne conoscete un altro pinguino con un iceberg tutto suo?».
Le nuvole correvano, correvano. D’altra parte un pinguino su un iceberg è poco più di un puntino nero. Il pinguino chiuse gli occhi.
«Sono il più bello, il più forte, il più coraggioso pinguino del mondo… Ma perché sono così triste?».
Grossi lacrimoni gli scorrevano sul becco. Scommetto che voi riuscite a capire il perché. Ma il pinguino non lo sapeva. Prese a singhiozzare così forte che un branco di globicefali che passava da quelle parti si spaventò tantissimo.
Ma ecco che un giorno, fra le nuvole, il pinguino intravide un puntolino nero. Piano, piano s’ingrandiva. Quindi si stava avvicinando. Il pinguino aguzzò gli occhi. Era un gabbiano e volava sempre più basso.
Nessun gabbiano si era mai posato sul suo gelido iceberg e il pinguino era tutto eccitato dalla novità. Ma chiuse gli occhi per non darlo a vedere. Non voleva che il gabbiano si facesse chissà quali illusioni.
Il gabbiano si posò sul ghiaccio e poi cautamente si avvicinò al pinguino. Il pinguino sollevò la testa.
«Ah!», disse il gabbiano, «pensavo che fossi morto! Anche ieri eri lì sdraiato».
Sì, e anche l’altro ieri, pensò il pinguino, e il giorno avanti e quello avanti ancora…
Ma era terribilmente contento che finalmente ci fosse qualcuno!
«Buongiorno» finì col dire.
«lo mi chiamo Fortala», aggiunse il gabbiano. «E tu, come ti chiami?»
Il pinguino non lo sapeva. Non aveva mai avuto bisogno di un nome sull’iceberg.
«Non ho un nome», disse.
«Che stupidaggine!» borbottò il gabbiano.
«Tutti hanno un nome. Date le circostanze, ti chiamerò Solosolo».
«Trovo che è un nome magnifico», disse il pinguino. Ma il nome risvegliò la sua interna tristezza.
Il gabbiano si mise a fargli un sacco di domande: cosa faceva lì, perché viveva da solo, come era il pesce da quelle parti. Il pinguino rispose a tutto, ma aveva poco da dire. Dovette ammettere che si annoiava, soprattutto.
«Ma perché non te ne vai verso la terra ferma? È neanche a mezz’ora di volo da qui. E là ci troveresti un mucchio di altri pinguini».
Altri pinguini! Solosolo raddrizzò la testa. Doveva andare là. Mezz’ora di volo: a quanto tempo di nuoto potrebbe corrispondere? Ma che importa? Se si stancava, poteva mettersi a galleggiare. E anche se il viaggio fosse durato giorni o settimane, lui doveva andare, vi doveva arrivare.
Si fece indicare la direzione giusta e si tuffò. Non aveva mai nuotato con tanta energia. Fortala gli volò sopra per un po’ poi lo salutò:
«Arrivederci Solosolo! Tieni duro, ci arriverai! ». E filò via come una freccia.
Solosolo si ritrovò nell’immensità dell’oceano. Ma almeno adesso sapeva dove voleva andare. Finalmente aveva uno scopo nella vita.
«È sfinito» disse una voce…
«È arrivato da poco» disse qualche altro.
«Chissà da dove viene, poverino» aggiunse una vocina.
«È un pinguino molto grazioso» disse un’altra. E una tenera carezza gli sfiorò il becco.
Solosolo era troppo stanco per raddrizzarsi. Il viaggio era durato giorni e giorni. Aveva incontrato tre terribili tempeste. Aprì gli occhi e vide la più graziosa pinguina che potesse immaginare.
«È vivo!» dissero insieme i pinguini. «Portiamogli qualcosa da mangiare!»
Sotto il becco di Solosolo, in un momento, si ammucchiarono pesci e pesciolini. Mangiò di vero gusto, circondato dai suoi nuovi amici. Si sentiva invaso da una immensa felicità.
E voi volete sapere dove si trova adesso?
Abita su una spiaggia piena di pinguini. E non si chiama più Solosolo, ma Tuffatore, perché fa dei superbi tuffi dall’alto degli scogli.

Il gioco

il gioco del grazie

Per i più grandi

La piuma esplosiva

I giocatori vengono divisi in quattro squadre. Si divide un campo quadrato di 6-8 metri di lato in quattro parti, all’interno di ciascuna delle quali si dispongono i giocatori di una delle quattro squadre. Il conduttore, fermo nel punto in cui si incontrano le quattro parti del campo, lancia in aria una piuma (oppure un palloncino leggero). I giocatori, senza assolutamente uscire dal loro pezzo di campo, devono cercare, soffiando (o a colpi di testa), di far atterrare la piuma sul terreno di una delle squadre avversarie. Una penalità ogni volta che la piuma tocca terra nel proprio pezzo di campo. Vince la squadra con meno penalità dopo un quarto d’ora di gioco.

Per i più piccoli

Pesciolini in padella

Giocatori: quanti se ne vuole.
Materiale: tanti pesciolini di carta quanti sono i giocatori e una padella.
Svolgimento: ad ogni giocatore viene consegnato un pesciolino di carta posizionato a terra. Al VIA! del conduttore i giocatori dovranno soffiare i pesci e farli camminare lungo il tragitto fino alla padella. Vince il giocatore che sarà riuscito a far entrare il pesciolino in padella.

La preghiera del giorno

Signore, per te sono in pace
Tu, buon Dio,
Sei l’unico di cui mi fido!
Solo tu puoi salvarmi.
Sei solido come una roccia.
Tu sei la mia roccaforte!
Vicino a te, sono in pace.
Nessuno può attaccarmi!
Nessuno può farmi del male.
Nessuno può prendermi!
Credetemi.
Fate come me.
Lasciate tutti i vostri problemi a Dio.
Vi ascolterà.
Lui vi aiuterà.