Lo scambio

Il nocciolo della storia

Secondo il comune modo di pensare, il contadino dimostra una vera dabbenaggine nel fare i suoi baratti strampalati. Sembra davvero un perdente su tutta la linea. In realtà, dimostra di essere un uomo buono e generoso e alla fine sarà premiato. Bisogna “perdere” qualche cosa, fare dei veri “sacrifici” per essere generosi. In qualche modo la ricompensa arriverà.

Una coppia di contadini viveva in una piccola fattoria isolata in mezzo alle montagne. Il marito era un brav’uomo e la moglie lo amava teneramente. Un giorno un violento uragano sfondò il tetto della fattoria. Per poterlo riparare decisero di comune accordo di vendere la loro unica ricchezza: il loro asino…

Una coppia di contadini viveva in una piccola fattoria isolata in mezzo alle montagne. Il marito era un brav’uomo e la moglie lo amava teneramente. Un giorno un violento uragano sfondò il tetto della fattoria. Per poterlo riparare decisero di comune accordo di vendere la loro unica ricchezza: il loro asino.
Il mattino dopo, il contadino si mise in cammino con la bestia che gli trotterellava dietro. A metà strada fu raggiunto da un uomo che, proprio come lui, andava al mercato per vendere un cavallo. Lo sconosciuto gli propose di scambiare la sua cavalcatura con l’asino.
«Perché no?» pensò il contadino. «Un cavallo è molto utile. Grazie a lui potrei arare il campo e guadagnare quanto mi serve per riparare il tetto della casa».
Così scambiò l’asino con il cavallo e riprese la strada di casa. Dopo un po’, si accorse che il cavallo inciampava troppo spesso contro i sassi e le buche della strada. Il cavallo era cieco!
«Povera bestia» gli disse accarezzandogli la criniera con gentilezza. «Come dev’essere penoso per te procedere su una strada così accidentata, senza vedere».
Guidò il cavallo sul bordo erboso della strada perché potesse pascolare e si sedette per pensare a che cosa gli conveniva fare.
Poco dopo passò sulla strada un uomo che trascinava una mucca.
«Che bella bestia!» disse al contadino, guardando il cavallo.
«Sì, ma il povero animale è cieco».
«Ho proprio bisogno di un cavallo per dei lavori semplici» continuò l’uomo, «questo mi servirebbe egregiamente, non importa se è cieco. Lo scambierei volentieri con la mia mucca».
Lo scambio fu concluso e il contadino riprese la sua strada. Ma dopo poco, vedendo che la mucca camminava troppo lentamente, l’esaminò con attenzione e si rese conto che la bestia aveva una zampa più corta delle altre.
In quel momento si avvicinò un uomo che teneva una capra in braccio. Domandò al contadino perché avesse l’aria tanto preoccupata.
«Poco fa» raccontò il contadino «ho comprato questa mucca e proprio adesso ho scoperto che è zoppa. La strada fino a casa mia è ancora lunga e la povera bestia soffrirà tanto a camminare fin là».
«Io ho bisogno da tempo di una mucca» gli replicò lo sconosciuto, «prenda la mia capra al suo posto. Il mio villaggio è qui a due passi, non la devo far camminare tanto».
Il contadino accettò e riprese la strada, con la capretta in braccio.
Dopo un po’, si stancò e posò la capra sul bordo della strada. Ma quella, scossa dai tremiti, non aveva la forza di stare in piedi. «Povera capretta» esclamò il contadino «ma tu sei malata!»
Scorse una fattoria poco lontano, si caricò di nuovo la capra in braccio e andò in cerca di aiuto.
La padrona della fattoria esaminò l’animale.
«Conosco la sua malattia» disse «posso guarirla, ma me la deve lasciare qualche giorno».
«La mia casa è ancora lontana» rispose il contadino. «Non posso aspettare, né ritornare».
«In questo caso» gli disse la donna, «prenda questo gallo al suo posto. Io mi terrò la capra».
Era ormai mezzogiorno. Il sole brillava alto nel cielo. Il contadino sentiva una gran fame, ma non aveva un soldo.
Nel primo villaggio che incontrò, vendette il gallo per una moneta d’argento e si offrì un copioso pasto. Pregustando già la buona mangiata che stava per fare, il contadino si sedette all’ombra di un albero. Stava per mettere in bocca il primo boccone, quando una voce flebile dietro di lui lo fece trasalire: «Pietà, brav’uomo, sono molti giorni che non mangio e non so se mangerò domani».
Il contadino si voltò e vide un vecchio mendicante appoggiato contro l’albero. Senza esitare un attimo, fece accomodare il vecchio e posò davanti a lui i piatti pieni. Stette a guardare con soddisfazione il mendicante che si saziava, poi con il cuore e lo stomaco leggeri riprese la strada di casa.
La moglie lo attendeva sulla soglia della porta. Dopo averla abbracciata affettuosamente, il brav’uomo le fece la cronaca della giornata.
«Ecco» cominciò «non ho venduto l’asino, l’ho scambiato con un cavallo».
«Un cavallo? che idea magnifica!» gli rispose la moglie, «Ci sarà molto utile per arare i campi».
«Aspetta» riprese il contadino, «lungo la strada, ho scambiato il cavallo con una mucca».
«Al tuo posto avrei fattolo stesso» rispose la moglie, «Una buona mucca ci darà latte fresco tutte le mattine».
«Io però non ho più la mucca» continuò il contadino, «L’ho data via in cambio di una capra».
«Hai fatto benissimo» rispose la donna. «il latte di capra è ancora più nutriente; io potrò fare degli ottimi formaggi».
«Ma io non ho più la capra, ho preso un gallo al suo posto» rivelò il marito.
«Bravo, è ancora meglio. Ci sveglierà all’alba tutte le mattine e cominceremo presto la giornata».
«Scusami» riprese l’uomo «non ho più il gallo. Avevo una fame terribile e l’ho venduto per una moneta d’argento, per comprarmi un po’ di cibo».
«Ma certo, povero caro, hai fatto bene» gli rispose la donna. «Ero molto preoccupata che tu fossi restato senza mangiare tutto il giorno. La strada è lunga, dovevi essere molto stanco».
«Aspetta» la interruppe l’uomo. «Stavo per incominciare a mangiare quando è arrivato un mendicante affamato. Gli ho regalato tutto il cibo e poi sono tornato a casa».
La donna lo abbracciò: «Non avresti potuto fare meglio! Sono realmente felice di aver sposato un uomo come te! Vieni, adesso ti preparo qualcosa da mangiare: devi avere una fame da lupo…»
Il giorno dopo, il contadino si alzò presto per mettersi all’opera. Ma, proprio davanti alla porta della sua casa, lo attendeva una sorpresa straordinaria.
Sull’aia c’erano un bell’asino, un cavallo che non era cieco, una mucca che camminava benissimo, una capretta in ottima salute e un magnifico gallo! In mezzo all’aia i raggi del sole nascente facevano brillare una moneta d’argento.
L’uomo chiamò la moglie che sorrise vedendo quello spettacolo e, stringendosi a lui, gli domandò: «Adesso, dimmi, chi era veramente quel mendicante a cui hai donato il tuo pranzo?»

Il gioco

il gioco del grazie

Per i grandi e piccoli

Palla muro

Alcuni giocatori si schierano in fila contro un muro. Il lanciatore si allontana di almeno cinque passi e tira una pallina cercando di centrare le gambe degli altri che devono cercare, saltando e spostandosi di lato, di non farsi colpire. Devono rimanere sempre nei confini stabiliti all’inizio. Se un giocatore viene colpito sotto il ginocchio, si scambia di posto con il lanciatore.

La preghiera del giorno

II Signore è il mio pastore,
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.