Il segreto della felicità

Il nocciolo della storia

Nessun essere umano può vivere da solo. Il segreto della felicità familiare è ricordarsi che l’amore va nutrito e alimentato come ogni realtà viva. Ogni componente della famiglia deve donare tempo, attenzione, sforzo, sollecitudine alla relazione. Se invece si dà per scontato che continuerà così com’è, è possibile che avvizzisca e muoia. Non basta elargire nutrimento una volta all’anno, per gli anniversari o i compleanni. Occorre farlo sempre, quotidianamente, come una dolce abitudine che non costa fatica. È necessario provare e dimostrare il piacere di vivere insieme, di ricrearsi e divertirsi insieme.

A Elena piaceva moltissimo passeggiare nel bosco. Era una ragazzina dolce e un po’ svagata e il bosco dietro il paese era diventato il suo rifugio preferito.

A Elena piaceva moltissimo passeggiare nel bosco. Era una ragazzina dolce e un po’ svagata e il bosco dietro il paese era diventato il suo rifugio preferito.
Un giorno, mentre camminava, vide una farfalla impigliata in un rovo.
Con molta cura, facendo attenzione a non rovinarle le splendide ali, la liberò.
La farfalla volò via per un tratto, poi improvvisamente tornò indietro e si trasformò in una splendida fata. Elena rimase a bocca aperta, perché fino a quel momento le fate le aveva viste solo nei libri per bambini.
«Per ringraziarti della tua gentilezza d’animo», disse la fata, «esaudirò il tuo più grande desiderio».
Proprio come dicono le fate nei libri…
La ragazzina riflette un istante e poi rispose: «Voglio essere felice».
Allora la fata si piegò su di lei, le mormorò qualcosa all’orecchio e scomparve.
Elena divenne donna e nessuno in tutto il paese era più felice di lei. Quando le chiedevano il segreto della sua gioia, si limitava a sorridere e diceva: «Ho seguito il consiglio di una buona fata».
Gli anni passarono, Elena divenne vecchia, ma era sempre la più dolce e felice vecchina del paese. I vicini e anche i suoi nipotini temevano che il favoloso segreto della felicità potesse morire con lei.
«Rivelaci che cosa ti ha detto la fatina», la scongiuravano.
Finalmente, una volta, la deliziosa vecchina, sorridendo, disse: «Mi ha rivelato che, anche se appaiono sicuri, tutti hanno bisogno di me!».

Il gioco

il gioco del grazie

Per i più grandi

Piove a Londra

Le squadre si schierano una accanto all’altra sulla linea di partenza, ciascuna con i propri giocatori disposti in fila indiana. A due passi di distanza dal primo giocatore di ogni squadra viene posato a terra un ombrello. A ogni squadra viene consegnata una valigia contenente una decina di indumenti (pantaloni, magliette, camicie, gonne, maglioni, guanti…). Al via il primo giocatore di ogni squadra parte di corsa, portando con sé la propria valigia, raggiunge l’ombrello della sua squadra, lo apre e corre (con la valigia e con l’ombrello) in fondo al campo. Lì apre la valigia, indossa uno dei vestiti che ci trova dentro, chiude la valigia e torna indietro (sempre con l’ombrello aperto e la valigia). Arrivato a un paio di passi dai compagni si ferma, chiude l’ombrello, lo posa a terra, raggiunge la sua squadra e consegna la valigia al giocatore successivo. Il compagno parte, raccoglie l’ombrello, lo apre, raggiunge il fondo del campo, indossa un altro vestito e così via. Vince la squadra il cui ultimo giocatore riporta per primo la valigia ai suoi compagni.

Per i più piccoli

Personalizziamo le maschere

Materiale
Cartoncino, forbici, matita e gomma, pastelli di cera, vernice trasparente, 20 cm di elastico per la maschera; per fare i capelli: lana, carta colorata, strofinacci, tela…
1. Disegna in ogni cartoncino la faccia di un bambino o di una bambina di razze distinte, in modo che tutte siano rappresentate.
2. Dipingile con i pastelli e verniciale.
3. Fai due buchi all’altezza degli occhi per poter vedere.
4. Fai un piccolo buco in ogni lato della faccia e lega in essi elastico con due nodi.
5. Fissa i capelli fatti con il materiale che hai scelto.

La preghiera del giorno

Dopo che la terra fu ricoperta dalle acque del diluvio,
nel cielo apparve l’arcobaleno.
E l’arcobaleno disse:
«Nessun vivente sarà
più distrutto,
mai più un diluvio
devasterà la terra.
Sono il segno
dell’alleanza
fra Dio e la terra.
lo vengo dopo
la pioggia,
come la speranza.
I miei colori
splendono,
come il volto di Dio».
Grazie, Dio, per l’arcobaleno.