Tonina e la fata

Il nocciolo della storia

L’ansia di possedere sempre più può far insuperbire. Tonina non chiede cose cattive: avere tutto ciò che occorre per vivere è giusto e buono. La fata non disapprova i desideri della ragazza. Ma Tonina cambia: dimentica le preghiere, diventa superba, non sa più controllare i propri desideri. Non è più lei a possedere le cose, ma sono le cose che possiedono lei. «Dove mi sarei fermata?» si chiede Tonina alla fine. La faccia oscura del denaro e delle ricchezze sta proprio nell’ansia e nella frenesia che fanno dimenticare agli uomini che esistono valori e virtù molto più importanti e anche più appaganti.

In un villaggio piccolo e lindo, nel paese di Nonsidice, viveva una ragazza poverissima di nome Tonina. La sua casa non aveva neanche la porta e lei ai piedi non portava mai scarpe. Un mattino, mentre andava ad attingere acqua alla fontana, Tonina incontrò la fata. «Buongiorno, signora fata», disse Tonina gentilmente…

In un villaggio piccolo e lindo, nel paese di Nonsidice, viveva una ragazza poverissima di nome Tonina. La sua casa non aveva neanche la porta e lei ai piedi non portava mai scarpe. Un mattino, mentre andava ad attingere acqua alla fontana, Tonina incontrò la fata. «Buongiorno, signora fata», disse Tonina gentilmente. Era una ragazza dolce e bella e la gente pensava che avrebbe presto trovato un bravo marito, come meritava.
«Buongiorno, Tonina, come va la vita? Sei sempre contenta?».
«A esser sincera, signora fata, sono contenta, ma…».
«Ma… che cosa?».
«Sarei più contenta se invece di stare in una baracca, avessi una casuccia».
«Sii sempre buona, Tonina, e avrai la casuccia che desideri».
Il giorno dopo, Tonina si svegliò tardi tardi. Non aveva mai dormito così bene. Eh già, perché il suo solito pagliericcio duro e pungente durante la notte era diventato un morbido materasso. Quando aprì gli occhi, credette di sognare. Si trovava in una bella stanza con le tendine alle finestre. Dal piano di sotto, veniva un profumino invitante di croissant appena sfornati. Tonina si diede un pizzicotto e, piena di gioia, scoprì che non era in un sogno. Aveva proprio una bella casetta. Anzi, la più bella casetta del villaggio.
Corse alla fontana per ringraziare la fata.
La buona signora era già là che l’aspettava.
«Buongiorno, Tonina! Come va la vita adesso? Sei contenta della tua casetta?».
«Oh sì, fatina, sono contentissima della casetta, ma…».
«Ma… che cosa?».
«Sarei più contenta se avessi nell’aia qualche gallinella che mi facesse l’uovo per la frittata».
«Sii sempre buona e avrai le gallinelle».
Figuratevi la gioia di Tonina, il mattino dopo, quando fu svegliata dai vigorosi coccodè di uno stormo di gallinelle bianche, rosse e gialle che becchettavano nell’aia della sua casetta.
Piena di felicità, la fanciulla corse alla fontana.
«Buongiorno, fatina, non so come ringraziarti!».
«Buongiorno, Tonina. Come va la vita ora?».
«Molto bene, ma…».
«Ma… che cosa?».
«Ecco, mi parrebbe che andrebbe ancor meglio, se avessi nella stalla una vaccherella, che mi desse del buon latte, ogni mattina».
«Sii sempre buona, Tonina, e ti darò anche la vaccherella».
Il mattino seguente, Tonina fu svegliata da un insolito fracasso: era il muggito imperioso di una mucca bianca a chiazze rosse che reclamava di essere munta. Tonina non smetteva più di accarezzarla. Così si accorse che la mucca, con il suo bel vestito bianco e rosso, era più elegante di lei che indossava il solito vestito rattoppato.
Perciò si recò alla fontana con un po’ di malinconia.
La fata l’accolse sorridente.
«Buongiorno, Tonina, ti sorride la vita adesso?».
«Mmm… Devo ringraziarti tanto tanto, ma…».
«Ma… che cosa?».
«Mi pare che sarei più contenta se avessi un abitino bianco e rosso anch’io».
«Sii sempre buona, Tonina, ed avrai l’abitino nuovo».
Il giorno dopo, aprendo gli occhi, Tonina trovò accanto al letto uno stupendo vestitine bianco e rosso, calze di seta, scarpe con le fibbie d’argento, una collana di perle luccicanti, orecchini con gli smeraldi. Per la meraviglia rimase a bocca aperta per un bel po’. Ci mise molto a vestirsi quella mattina e per la prima volta in vita sua dimenticò le preghiere.
Non ebbe fretta, andando alla fontana quella mattina. Camminava pavoneggiandosi, facendo frusciare i vestiti e tintinnare i gioielli. Le altre ragazze del villaggio la guardavano con ammirazione e invidia. Le comari, vedendola camminare a testa alta, dicevano:
«Guardate un po’: Tonina è diventata la regina del villaggio».
Tonina, che sentiva tutto, si guardava attorno con fierezza ed alterigia.
Alla fontana, come al solito, c’era la fata.
«Buongiorno, Tonina. Sei contenta adesso?».
Tonina guardò la fata con un pizzico di fastidio e tanta superbia.
«Non mi chiamo più Tonina. Ora mi chiamo “regina del villaggio”. E vorrei…».
La fata le rivolse uno sguardo severo.
«Le cose che ti ho dato ti hanno cambiato il cuore, figlia mia. Sei diventata superba. Per questo perderai tutto: casa, galline, vaccherella e vestitino. Addio, regina del villaggio».
La fata svanì per sempre e Tonina si ritrovò alla fontana, povera come prima.
«Ben mi sta» pensò. «Chissà dove m’avrebbero portata la vanità e l’orgoglio che mi erano entrati nel cuore».

Il gioco

il gioco del grazie

Per i grandi e piccoli

Attacco alla base

Questo è un gioco da fare all’aperto. Stabilite i confini dell’area di gioco e tracciate una linea nel mezzo. Poi segnate le basi alle due estremità del campo e formate due squadre. Le squadre occupano i due campi, uno dirimpetto all’altro. Il compito è difendere la propria base e attaccare quella degli avversari
L’animatore dà il via e la partita ha inizio. Ognuno cerca di raggiungere la base avversaria…
Se un giocatore riesce a raggiungerla vince un punto per la sua squadra. Entrambe le squadre ritornano nella loro metà e il gioco ricomincia.
Quando un giocatore si trova nella metà avversaria, un nemico può toccarlo e lui deve immobilizzarsi, finché un suo compagno di squadra lo tocchi di nuovo rendendolo libero. Continuate finché una squadra raggiunge cinque punti, oppure quando sono tutti d’accordo di smettere.

La preghiera del giorno

Maria,
tu che hai accolto
l’angelo
e hai ascoltato
il suo messaggio,
aiutami ad ascoltare
Dio.
Che cosa vorrà da me?
Come farò a capire?
Maria, tu che hai risposto
«sì» all’angelo,
aiutami ad accogliere la Parola.
Maria, tu che sei in cielo,
aiutami a scoprire quante grandi cose
ci sono lassù.
Aiutami ad amare Dio sempre più.
Vedo il tuo volto, Dio, in ogni fratello.