Il grande numero uno

Il nocciolo della storia

Ognuno deve essere rispettato, ascoltato, onorato e accontentato, perché ciascuna persona è importante e come tale va trattato. Non solo oggi, ma ogni giorno.

Incominciò il Geometra Picchio con un tambureggiante «Pic pic! Poc poc! Avviso: siete tutti invitati alla Radura dei Tre Faggi per una comunicazione speciale del sindaco!»…

Incominciò il Geometra Picchio con un tambureggiante «Pic pic! Poc poc! Avviso: siete tutti invitati alla Radura dei Tre Faggi per una comunicazione speciale del sindaco!»

La tribù delle gazze si svegliò prima del solito e diede il via a quello che giustamente si chiama una “gazzarra”: «Che cosa?», «Che ha detto?», «Piantatela! Voglio ancora dormire, io!», «Chi mi ha pestato la coda?», «Oggi tocca a me andare per prima in bagno!», «Che cosa vuole il Picchio?».

Mamma Coniglio, diligente come sempre, mise in fila i suoi coniglietti: «Andiamo tutti alla Radura, ad ascoltare il sindaco. Comportatevi bene e state attenti ad attraversare il sentiero: quei bestioni di cinghiali non hanno rispetto per nessuno!»

Le api ronzavano indispettite: «Con tutto quello che abbiamo da fare, ci mancava anche il sindaco!» Tuttavia si misero in formazione e rumoreggiando come un vecchio trattore asmatico si diressero alla radura.

La signora Talpa, che ci vede poco e ci sente anche meno, mise la testa fuori dal terreno e strillò: «Che cos’è tutta questa confusione?»

La famiglia Fagiani che incedeva tutta impettita sbottò: «Il sindaco farà la sua solita sparata, ma è sempre meglio esserci»

«Io ci sarò di sicuro!» insinuò la volpe famelica, leccandosi i baffi. Una cornacchia grigia arruffò le penne e lo mise in guardia: «Prova a toccare uno di noi e ti cavo gli occhi». La volpe abbassò le orecchie e si dileguò tra le siepi. Il becco della cornacchia era un’arma micidiale.

Un’ora dopo la radura dei tre faggi era tutto un ribollire di piume, pellicce, becchi e code più o meno arruffate.

Il Commendator Gufo, che era sindaco ormai da una vita, uscì dal cavo del suo tronco tronfio e impettito, si diede una lisciatina alle piume, guardò l’orologio e solenne come sempre dichiarò: «Popolo del Bosco, lunedì incomincia il nostro anno sociale che inaugureremo con la Grande Assemblea. È il momento più importante dell’anno e ho la gioia immensa di annunciare che per la prima volta sarà presente tra noi…» il sindaco fece una pausa e tutti trattennero il fiato, perfino le api spensero il loro incessante ronzio. «Ci sarà il grande Numero Uno!» continuò il sindaco.

«OooooooH!» fecero tutti, compresa la volpe che spiava dietro i tronchi delle betulle. 

«Chi è il Grande Numero Uno?» chiese un porcospino piccolo piccolo.

«Nessuno lo sa, ma è la persona più importante del Bosco!» disse la Signora Quaglia in tono severo.

«Quando arriverete per l’Assemblea, all’ingresso, i Signori Merlo distribuiranno a ciascuno di voi una busta con una informazione importantissima. Per questo nessuno deve mancare! Ho finito. Arrivederci a lunedì». Il sindaco sbadigliò e rientrò nel cavo dell’albero. Come sapete, non sopporta la luce del giorno.

C’erano tutti all’Assemblea dell’inizio, anche Madama Chiocciola che era partita il giorno prima per essere puntuale. All’entrata, i Signori Merlo, elegantissimi nella loro livrea nera, distribuivano a tutti una busta chiusa.

Ognuno si affrettava ad aprirla con un po’ di batticuore, ma letto il messaggio, si apriva in un gran sorriso. Cosicché quando il Commendator Gufo, che inforcava un elegantissimo paio di occhialoni neri, dichiarò aperta la grande Assemblea dei nobili signori del Bosco, tutti stranamente trattenevano il fiato.

«E ora, Signore e Signori, vi presento il Grande Numero Uno!» proclamò il sindaco. «Il suo nome è scritto sul cartoncino che avete ricevuto all’entrata. Allora il Grande Numero Uno è…»

Successe una cosa straordinaria. Tutti, ma proprio tutti, scattarono in piedi gridando: «Sono io!»

Sul cartoncino ricevuto all’entrata, tutti avevano la scritta: «Il Grande Numero Uno sei Tu!»

Il Gufo sorrise e disse: «Avete tutti ragione: ognuno di voi è il Grande Numero Uno! Ognuno deve essere rispettato, ascoltato, onorato e accontentato, perché ciascuno di voi è importante e come tale va trattato. Non solo oggi, ma ogni giorno. Quando siete entrati, molti di voi non si sono salutati. Quindi, ora miei cari, Grandi Numero Uno, salutatevi con rispetto e amicizia!»

Lo fecero tutti, perfino le gazze e le talpe, che non ci vedevano granché e salutavano con deferenza le sedie. E finirono per pensare, all’unanimità, che il Commendator Gufo si era meritato l’elezione per la sua saggezza.

Il gioco

il gioco del grazie

Per i più grandi

Polifemo
Si posa un tappo di sughero su un supporto all’altezza degli occhi dei giocatori. Partendo da almeno sei passi di distanza dal tappo i giocatori, a turno, coprono un occhio con una mano, tendono l’altro braccio in avanti, tenendolo all’altezza della spalla e trattengono l’indice col pollice (come per dare un colpo a una biglia). Quando sono in posizione camminano verso il tappo (tenendo sempre l’occhio ben coperto), gli si fermano davanti e cercano di colpirlo con l’indice, che prende forza lasciando di scatto il pollice. Molto probabilmente falliranno il colpo: il poter usare un occhio solo impedisce di valutare con precisione la profondità.

Per i più piccoli

Aiuta il bambino con i pani e i pesci a raggiungere Gesù.

La preghiera del giorno

Beato chi è fedele,
Chi crede in Dio non teme i pericoli.
Nulla può colpirlo, neanche le frecce che volano nel cielo.
L’uomo che ha fiducia in Dio trova il suo rifugio:
abita al riparo del Suo amore.
Non fa inciampare sui sassi,
non permette che i serpenti lo mordano:
tu proteggi il cammino della nostra vita, Signore.
Io credo in te, Dio, in te ho fiducia. Amen.