I tre porcellini
Il nocciolo della storia
■ Perché si salva il terzo porcellino? Perché si costruisce una casa di mattoni, una casa sicura, robusta, stabile. Proprio questo solido rifugio gli darà la sicurezza necessaria per arrivare alla vittoria definitiva sul problema-lupo.
■ Per vivere ogni persona umana ha bisogno di quella che viene definita sicurezza interiore.
I bambini incominciano a formarsela all’interno della famiglia.
Sono i genitori la «roccia» su cui fondano l’intima sicurezza della loro giovane vita. I bambini con genitori distratti o assenti vanno incontro a conseguenze gravi.
C’erano una volta tre porcellini molto poveri. Poiché la loro mamma non sapeva come nutrirli, li mandò per il mondo a cavarsela da soli…
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C’erano una volta tre porcellini molto poveri. Poiché la loro mamma non sapeva come nutrirli, li mandò per il mondo a cavarsela da soli.
Cammina e cammina, il primo maialino incontrò un uomo che portava un fascio di paglia.
«Dammi un po’ di quella paglia», chiese gentilmente il porcellino, «vorrei costruirmi una casa».
L’uomo diede al porcellino un po’ di paglia e il porcellino si costruì una bella casetta. Dopo un po’ ecco arrivare il lupo.
«Porcellino, porcellino, aprimi la porta e fammi entrare».
Ma il porcellino rispose:
«Oh no, signor lupo,
la porta non aprirò mai,
e tu nella mia casa entrar non potrai!».
Al che il lupo disse:
«Allora soffierò addosso alla tua casa e la farò saltare per aria».
E soffiò e infuriò fino a che fece crollare la casa, poi si mangiò il porcellino in un solo boccone.
Intanto il secondo porcellino, cammina e cammina, aveva incontrato un uomo che portava un fascio di bastoncini.
Il maialino disse: «Per favore, dammi qualche bastoncino per costruirmi una casetta».
L’uomo lo accontentò e il porcellino si fece una casa.
Dopo poco arrivò il lupo, che bussò alla porta dicendo: «Porcellino, porcellino, aprimi la porta e fammi entrare».
Ma il porcellino rispose:
«Oh no, signor lupo,
la porta non aprirò mai,
e tu in casa mia entrar non potrai!».
Al che il lupo disse: «Allora soffierò addosso alla tua casa e la farò volare per aria!».
E soffiò e infuriò fino a che fece crollare la casa, poi divorò il porcellino in un solo boccone.
Intanto il terzo porcellino, cammina e cammina, aveva incontrato un uomo che portava un carico di mattoni.
Il porcellino disse: «Dammi qualche mattone per costruirmi una casa».
L’uomo gli diede qualche mattone e il porcellino si costruì la casa.
Dopo un po’ di tempo passò il lupo e bussò alla porta dicendo: «Porcellino, porcellino, aprimi la porta e fammi entrare».
Ma il porcellino disse:
«Oh no, signor lupo,
la porta non aprirò mai,
e tu in casa mia entrar non potrai!».
Il lupo gridò: «Allora soffierò addosso alla tua casa e la farò volare per aria!».
E infatti soffiò e infuriò, ma soffia e infuria, la casa restava al suo posto.
Allora il lupo decise di prendere il porcellino con l’astuzia e disse: «Porcellino, porcellino, chissà se tu sai dove crescono delle belle rape».
«No, dove crescono?», domandò il porcellino.
«Sulla collinetta dietro la bottega del fabbro», fece il lupo. «Se vuoi verrò a prenderti domattina e andremo insieme a fare una bella scorpacciata!».
«A che ora devo aspettarti?».
«Alle sei».
Ma il porcellino non aspettò il lupo. Si alzò alle cinque, e prima che il lupo arrivasse era già stato a prendere le rape ed era tornato indietro.
Il lupo arrivò alle sei e chiamò: «Porcellino, porcellino, vieni allora con me nel campo?».
Ma il porcellino esclamò: «E perché mai? Io ci sono già stato, ho portato a casa un po’ di rape e tra qualche minuto farò una buona colazione».
Il lupo si arrabbiò, ma non lo diede a vedere e disse: «Porcellino, porcellino, chissà se tu sai dove ci sono delle belle mele mature».
«No, dove?».
«Nell’orto, in cima alla collina», rispose il lupo. «Domani mattina alle cinque verrò a prenderti e andremo insieme a raccoglierle».
Il porcellino non aspettò il lupo. Si alzò molto presto e andò per mele.
Ma questa volta il porcellino fece male i suoi calcoli.
Ne aveva giusto mangiate abbastanza e stava scendendo da un albero, quand’ecco apparire il lupo: «Porcellino, porcellino, sei arrivato prima di me. Sono davvero così buone le mele?».
«Sì, sono proprio molto buone», rispose il maialino. «Te ne getto una, così potrai sentire da te».
E gettò al lupo una bella mela rossa. La mela rotolò giù per la collina e prima che il lupo l’avesse rincorsa e raggiunta, il porcellino era sceso dall’albero e corso a chiudersi in casa.
II giorno dopo il lupo tornò alla casa del porcellino e disse: «Porcellino, porcellino, chissà se tu sai che domani in città c’è il mercato».
«Sì che lo so», rispose il porcellino. «Ho anche deciso di andarci. A che ora ci andrai tu?».
«Alle tre», rispose il lupo.
Anche questa volta il porcellino non aspettò il lupo. Si avviò al mercato prima di quell’ora, e si comperò un barilotto per vino. Quindi riprese la via di casa. Giunto in cima alla collina, vide in fondo alla strada il lupo che stava arrivando. Allora il porcellino si nascose nel barilotto e si lasciò rotolare giù per la collina, diritto addosso al lupo. Quando il lupo vide quella strana cosa che gli rotolava incontro, fu preso dalla paura e se la diede a gambe.
Il giorno dopo il lupo tornò alla casa del porcellino e gli raccontò di quella cosa terribile che era rotolata giù dalla collina.
Ma il porcellino si mise a ridere ed esclamò: «Ma ero io! Ero stato al mercato e avevo comperato un barilotto. Quando ti ho visto venire mi sono nascosto nel barilotto e sono arrivato a casa rotolando».
Il lupo montò su tutte le furie e giurò a se stesso che avrebbe mangiato il porcellino prima di notte. Aspettò che si facesse buio. Quindi si arrampicò sul tetto della casa del maialino e cominciò a calarsi per la cappa del camino. Ma il porcellino lo sentì, e non stette con le mani in mano. Mise sul fuoco una gran pentola d’acqua, e quando il lupo saltò giù dal camino, il porcellino sollevò il coperchio. Il lupo cadde dritto nella pentola e il porcellino ci mise sopra il coperchio, e lo lasciò bollire e se lo mangiò per cena.
Il gioco
il gioco del grazie
Per i più grandi
Animali in rima
II primo giocatore dice il nome di un animale. Il suo avversario ha dieci secondi di tempo per dire una parola che faccia rima con quel nome. Se la parola è il nome di un altro animale, guadagna quattro punti, se è un nome proprio di persona ne guadagna tre, se è il nome di un oggetto ne guadagna due e se non è nessuna di queste tre cose (ma è in rima…) ne guadagna uno. Se in dieci secondi non trova nessuna parola in rima, resta a mani vuote. In tutti i casi, tocca poi a lui dire il nome di un altro animale e così via. Man mano che il gioco va avanti, non si possono ripetere le parole che sono già state dette. Chi propone il nome di un animale già detto in precedenza, fa guadagnare quattro punti (il massimo punteggio disponibile…) all’avversario. Chi dice una parola in rima già usata in precedenza, perde un punto. L’arbitro scrive i nomi, man mano che vengono usati, su un foglio (che non lascia leggere ai giocatori…) e annota i punti conquistati. Vince il giocatore che raggiunge per primo i cinquanta punti.
Per i più piccoli
Alta Marea
I giocatori si sparpagliano davanti al conduttore e restano in piedi, con le braccia abbandonate lungo i fianchi. Il conduttore stende le braccia davanti a sé, tenendo i palmi delle mani rivolti in giù. Se il conduttore abbassa le mani, i giocatori devono piegare le ginocchia e scendere verso terra, facendolo con la stessa velocità con cui il conduttore fa scendere le proprie mani. Se invece volta i palmi in su e solleva le braccia devono alzarsi da terra oppure, se sono già in piedi, sollevare anche loro le braccia verso il cielo. Alternando i due gesti e variando continuamente velocità, il conduttore può rendere il gioco buffo e divertente.
La preghiera del giorno
Vieni, Gesù, con le stelle, non nelle lacrime,
nell’umiltà, non nella grandezza;
nella mangiatoia, non nelle nubi del cielo;
fra le braccia di tua madre, non sul trono della tua
maestà;
sull’asina, e non sui cherubini;
verso di noi, non contro di noi;
per salvare, non per giudicare;
per visitare nella pace, non per condannare.
Se vieni così, Gesù,
invece di sfuggirti,
noi fuggiremo verso di te.