MARIA CON I SANTI
Per i ragazzi e le ragazze delle Medie
Per i ragazzi e le ragazze delle Medie
Fai un bel segno di croce e disponiti sotto lo sguardo buono di Dio.
Leggi l’episodio della vita del santo che ti viene proposto: se lui ce l’ha fatto, perché tu non potresti?
Leggi la task e impegnati con tutto te stesso a portarla a termine, pensando al perché ti stai impegnando.
Prega tre Ave Maria chiedendo con tutto te stesso la grazia che hai nel cuore alla Mamma Celeste.
Porgi tutto nelle mani di Maria con la preghiera di affidamento.
Noi facciamo consistere la santità nello stare sempre allegri
29 novembre
“Conobbi fratel Ettore una mattina di inizio primavera del 1977 negli uffici del Comune di Seveso. Il disastro della diossina fuoriuscita dalla Icmesa di Meda con una nube allungata su Seveso e dintorni continuava a incombere nella pelle e nei pensieri di tutti. Arrivò fratel Ettore nell’ufficio come un turbine e fu di un’affabilità commovente. Gli si leggeva in viso il dolore per le persone sfollate nei motel, per i sevesini senza lavoro, per noi carichi di problemi, soprattutto per la pressione mediatica sulle donne, incitate a non fare figli e ad interrompere le gravidanze.
“Bisogna che ci sia un segno della Madonna qui da voi, con tutte le urlate contro le donne per farle abortire”, disse.
Lo rividi tempo dopo quando suonò il campanello di casa mia ed entrò baldanzoso e felice. Mi raccontò che la maggiore delle sorelle Pontiggia, in visita al Rifugio di via Sammartini, aveva offerto la vendita della loro casa di Seveso. “Pensa quale occasione” disse “avere una casa per i poveri qui da voi”.
Tirò fuori dalla tasca un rotolo di cambiali e le distese sul tavolino. “La banca mi ha emesse queste” disse “ma prima di darmi i soldi vuole che siano garantite da qualcuno che ha proprietà, allora io ho pensato a te: hai la casa, sei sindaco, chi più di te può dare garanzia?”. Ammutolii per la sorpresa e il disagio. “Firma le cambiali, la Provvidenza ci aiuterà” aggiunse “non aver timore, la Madonna ci è vicina”.
Frapposi varie difficoltà, pensavo alla famiglia, ai figli, al mutuo da pagare… Fratel Ettore fu categorico: “Tu firmi e tra un mese queste cambiali saranno senz’altro pagate alla banca. È una promessa. Vuoi che la Madonna non mantenga l’obbligo di darci una mano?”.
Firmai le cambiali. Ci alzammo in piedi e recitammo tre Ave Maria. Io ero pieno di dubbi e pensieri non proprio rosei sull’esito finale. Invece per fratel Ettore era di una ovvietà certa che tutto sarebbe andato a buon fine. Una ventina di giorni dopo giunse a fratel Ettore, non seppi mai da dove, il denaro sufficiente per l’acquisto e per togliere me da ogni affanno. Fu l’inizio di quella che sarebbe stata Casa Betania delle beatitudini”.
30 novembre
“Conobbi fratel Ettore una mattina di inizio primavera del 1977 negli uffici del Comune di Seveso. Il disastro della diossina fuoriuscita dalla Icmesa di Meda con una nube allungata su Seveso e dintorni continuava a incombere nella pelle e nei pensieri di tutti. Arrivò fratel Ettore nell’ufficio come un turbine e fu di un’affabilità commovente. Gli si leggeva in viso il dolore per le persone sfollate nei motel, per i sevesini senza lavoro, per noi carichi di problemi, soprattutto per la pressione mediatica sulle donne, incitate a non fare figli e ad interrompere le gravidanze.
“Bisogna che ci sia un segno della Madonna qui da voi, con tutte le urlate contro le donne per farle abortire”, disse.
Lo rividi tempo dopo quando suonò il campanello di casa mia ed entrò baldanzoso e felice. Mi raccontò che la maggiore delle sorelle Pontiggia, in visita al Rifugio di via Sammartini, aveva offerto la vendita della loro casa di Seveso. “Pensa quale occasione” disse “avere una casa per i poveri qui da voi”.
Tirò fuori dalla tasca un rotolo di cambiali e le distese sul tavolino. “La banca mi ha emesse queste” disse “ma prima di darmi i soldi vuole che siano garantite da qualcuno che ha proprietà, allora io ho pensato a te: hai la casa, sei sindaco, chi più di te può dare garanzia?”. Ammutolii per la sorpresa e il disagio. “Firma le cambiali, la Provvidenza ci aiuterà” aggiunse “non aver timore, la Madonna ci è vicina”.
Frapposi varie difficoltà, pensavo alla famiglia, ai figli, al mutuo da pagare… Fratel Ettore fu categorico: “Tu firmi e tra un mese queste cambiali saranno senz’altro pagate alla banca. È una promessa. Vuoi che la Madonna non mantenga l’obbligo di darci una mano?”.
Firmai le cambiali. Ci alzammo in piedi e recitammo tre Ave Maria. Io ero pieno di dubbi e pensieri non proprio rosei sull’esito finale. Invece per fratel Ettore era di una ovvietà certa che tutto sarebbe andato a buon fine. Una ventina di giorni dopo giunse a fratel Ettore, non seppi mai da dove, il denaro sufficiente per l’acquisto e per togliere me da ogni affanno. Fu l’inizio di quella che sarebbe stata Casa Betania delle beatitudini”.
1 Dicembre
Quei doni di profezia e guarigione che il Signore con prodiga liberalità gli aveva elargito fin dalla più tenera infanzia, don Bosco a sua volta li usava con una libertà sconcertante, che in qualche occasione lasciava veramente perplessi.
Così accadde a Marsiglia quando, preso dalla necessità di raccogliere fondi per la costruzione della chiesa del Sacro Cuore a Roma e dalla povertà dei mezzi di cui disponeva per far breccia in quella popolazione restia e sconosciuta, prese lui l’iniziativa dicendo confidenzialmente alla Madonna: «Bene, cominciamo?».
Alla base di quella confidenza c’era certo qualche compromesso che a noi oggi sfugge, ma che allora poteva impensierire i suoi figli, più di lui sensibili alle condizioni della sua salute già tanto compromessa dalle fatiche e ora messa come posta in quella gara con il cielo.
È che da quel momento i miracoli cominciarono a fioccare, tanto da impensierire lui stesso, non avesse per caso abusato della confidenza che il cielo gli concedeva.
2 Dicembre
Nel 1955 un centinaio di famiglie dei sobborghi riceve regolarmente aiuti in viveri e vestiti. I fanciulli degli oratori che ricevono pane e catechismo sono circa cinquemila.
Ma i malati? Che fare per i malati poveri che non hanno né medici né medicine? Suor Maria sogna un grande dispensario, ma intanto che può fare? Si sfoga con la Madonna.
Le dice con la confidenza di sempre: «Tu a Lourdes hai fatto scaturire un’acqua che guarisce. Perché questa preferenza per Lourdes? Noi siamo tanto lontani, non ne possiamo approfittare. Ma tutte le acque del mondo sono tue, anche quella di questo rubinetto. Tu sei la Regina del mondo. E allora fammi questo favore: fai guarire i malati anche con quest’acqua qui».
E con fede comincia. C’è un catechista missionario, Leonardo, che è a letto con febbre, tosse e mal di gola. Senza di lui un oratorio rimarrà scoperto. Lo manda a chiamare da sua sorella.
Quando lo vede con i brividi addosso apre il rubinetto con un bicchiere in mano: «Bevi con fede, Leonardo. E dopodomani vieni per l’oratorio «Ma io ho l’influenza». «Vedrai, vedrai».
La sera Leonardo è guarito, e domenica è a dirigere il suo oratorio. Suor Maria dice grazie alla Madonna, e continua a usare l’acqua del rubinetto come fosse a Lourdes. La mamma di un’ex-allieva è gravissima, con una fistola cancerosa in gola e 82 anni di età.
Con l’acqua della Madonna presa a cucchiaini, la fistola e il cancro se ne vanno. La vecchietta riprende a venire a mettere ordine tra i vestiti dei poveri. Un bambino travolto da un’auto ha il cranio sfondato, è in fin di vita. La mamma corre da suor Maria. Torna con una bottiglia di povera acqua di rubinetto.
Ma appena gli bagna la fronte, il suo bambino apre gli occhi. Il terzo giorno torna a parlare, e l’ottavo giorno è guarito. (Ora è laureato, e sua mamma Lidia continua a raccontare di quella bottiglia di acqua di rubinetto).
3 Dicembre
Sapevo già da prima, in seguito ad un caso straordinario che mio figlio sarebbe morto martire. Una volta lo rimproverai per alcune esuberanze e gli dissi: “Se a dieci anni sei così attaccabrighe e maleducato, come sarai da grande?”. Allora si rifugiava spesso accanto l’altarino domestico della Madonna.
Lo vidi serio, raccolto e in lacrime. Tremante per l’emozione e con gli occhi gonfi mi disse: — Quando, mamma, mi rimproverasti, pregai molto la Madonna di dirmi cosa sarebbe stato di me. Allora mi è apparsa la Madonna tenendo nelle mani due corone: una bianca, e l’altra rossa. Mi guardava con affetto e mi chiese, se avessi voluto quelle due corone. La bianca significava che avrei perseverato nella purezza e la rossa che sarei stato un martire. Risposi che le accettavo… Allora la Madonna mi guardò dolcemente e scomparve. –
Il mutamento straordinario avvenuto nel ragazzo per me attestava la verità della cosa. Ne era sempre compreso e in ogni occasione, accennava col viso raggiante alla sua desiderata morte di martire. E così io vi ero preparata, come la Madonna dopo la profezia di Simeone…».
4 Dicembre
Savio Domenico venne da me la vigilia della novena dell’Immacolata Concezione, e mi disse:
– Io vorrei far bene questa novena.
– Ed io sono contento che tu la faccia bene, gli risposi.
– E che cosa dovrei fare? – Guarda; adempi bene tutte le pratiche di pietà.
– Va bene, ma io vorrei fare altro, replicò Savio.
– Accostati più frequentemente alla santa comunione.
– Anche questo spero di farlo, e coll’aiuto del Signore spero di accostarmi tutti i giorni; ma vorrei fare altro ancora.
– E che cosa vorresti fare per la Madonna?
– Voglio fare una confessione generale e poi rinnovare alla Madonna quella promessa già tante volte ripetuta di non mai dare uno sguardo, o di non tenere, un benché minimo pensiero contro la virtù della purità.
– Se Savio Domenico era osservante in tutto, in questo lo era al sommo.
Fece la sua confessione generale con grande edificazione di tutti quelli che lo videro.
Guardate anche voi di fare bene, per quanto potete, questa novena sull’esempio di Savio Domenico. E’ dunque necessario che dobbiate far tutti la confessione generale? No, come ho già detto in principio; non voglio questo; se però qualcheduno ne avesse bisogno, non lasci passare l’occasione di questa bella festa. E se alcuno il giorno dell’Immacolata non potesse ancora aggiustare bene le cose della sua coscienza, venga pure negli altri giorni appresso fino a domenica, che io mi troverò sempre pronto a riceverlo in sacrestia. Ma per carità, non vi sia alcuno che distolga gli altri dalla confessione.
5 Dicembre
E proprio alla Vergine Maria, San Leopoldo, dovrà la stessa sua vita. Perché? C’è un episodio – non molto conosciuto – della vita del santo, in cui il manto di Maria si è steso su di lui, come benevole protezione.
Il frate cappuccino si era recato in pellegrinaggio a Lourdes. Era nel luglio del 1934. Fece ritorno assieme a don Luigi Callegaro, suo amico.
Alla stazione ferroviaria di Padova, il frate e il sacerdote trovarono un passaggio sulla carrozza di uomo – si chiamava Augusto Formentin – che si era offerto di dargli un passaggio. Durante questo viaggio, passarono per via Dante, una piccola strada di Padova. Fu proprio in questa via che “incontrarono” la Madonna. L’incontro prese il nome di “soccorso”.
In questa stretta via, infatti, la carrozza incrociò un convoglio del tram. Lo spazio tra le rotaie del tram e i pilastri dei portici della strada era talmente stretto da non permettere alla carrozza il passaggio senza esserne schiacciata.
Ma, venne in soccorso la fede di San Leopoldo. Il frate – si racconta – chiuse gli occhi e pregò la Vergine Maria. Fu alla Celeste Madre che chiese soccorso in quel momento in cui già si vedeva morto. I passanti per quella strada avevano già decretato la tragedia.
Cominciarono a gridare intimando al conduttore di fermarsi, ma il cavallo, imbizzarrito, proseguì la corsa. Fu in questo momento che intervenne la mano della Vergine Maria: la carrozza miracolosamente passò illesa.
Quando la folla si accorse che fra le persone che erano sopra la carrozza vi era Padre Leopoldo Mandić – la cui santità già era nota a Padova – esclamò, senza alcun dubbio: “Non è successo nulla perché c’è padre Leopoldo!”. E, invece, lui stesso, ancora confuso dall’incidente: “Torniamo da Lourdes. Siamo qui due sacerdoti. È stata la Madonna a salvarci!”.
6 Dicembre
Egli non aveva altro nome per chiamare la Madonna se non “Madre” o “mamma”. Quando pronunziava quel nome adorabile, i suoi occhi scintillavano di una luce dal cielo.
Negli ultimi anni della vita ebbe una gravissima malattia: viene preso da acuti e tremendi dolori in tutto il corpo, specie nelle ossa, che in pochi giorni lo ridussero in fin di vita. I medici non sapevano né la causa, né la cura della malattia.
Filippo giaceva su un misero letto aspettando la morte giorno dopo giorno. Un giorno i medici lo trovarono sollevato di una spanna dal letto con tutto il corpo, e colle braccia distese, come per afferrare qualcosa. Gridava con voce commossa per la gioia: “Madonna mia! Madonna mia! Mamma mia bella!”.
Ricadde sul letto e fece silenzio. I medici lo rimproveravano di stare disteso immobile per le sue condizioni. “Ma come – rispose Filippo – non avete voi dunque visto la Madonna ch’è venuta a sanarmi?”. Risposero i medici: “via, se non lasci queste fantasie non verremo più a visitarti!”.
Replicò Filippo: “ed io non vi voglio più, perché son guarito perfettamente per mano della mia Mamma del Cielo”. Dicendo questo miracolosamente si alzò totalmente guarito. I medici sbalorditi diffusero la notizia per tutta Roma. Quel Filippo Neri chiamava col nome di “Mamma” la Vergine Immacolata.
7 Dicembre
Eusebia da bambina spesso accompagnava il papà, costretto ad andare a mendicare dalla povertà e dalla scarsa salute.
Quel mattino sorse un’alba annuvolata ed io dicevo alla Santa Vergine: «Madre mia, fa’ che non piova perché se piove si bagna il sacco e le mie sorelle non avranno di che nutrirsi», oppure dicevo: «almeno lasciaci arrivare al villaggio verso cui stiamo andando e lì quando saremo al riparo sotto un portico, scarica le nubi, perché non si bagni il nostro pane».
E la Madonna mi ascoltava e quando arrivammo al paese dove dovevamo chiedere l’elemosina e fummo sotto un portichetto, cadde un acquazzone torrenziale. E un signore che passava mi disse: «Prendi, fanciullina, questa moneta». Ed io fui molto contenta.
Poi dicevo alla Madonna: «Madre mia, fa’ che ora cessi di piovere, se no non potremo domandare l’elemosina».
E cessò la pioggia, ponendosi il tempo assai bello. Io dicevo a mio padre: «Tutto quello che chiedo alla Madonna, me lo concede». Mio padre rispondeva: «Com’è buona e come dobbiamo esserle riconoscenti. Continua a chiederle di proteggerci».