MICHELE
RUA
beato
Michele Rua nacque a Torino il 9 giugno 1837, nel popolare quartiere di Borgo Dora; il padre lavorava nell’arsenale e in un alloggio della fabbrica abitava la famiglia. Seguì la terza elementare presso i Fratelli delle Scuole Cristiane, chiamati nel Borgo, anni prima, dal Marchese Tancredi di Barolo per istruire i bambini del popolo. Tra i banchi di scuola ci fu l’incontro con don Bosco che intuì, negli occhi del ragazzetto, qualcosa di speciale. Porgendogli la mano, com’era solito fare con tanti ragazzi, gli disse: “Noi due faremo tutto a metà”.
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Michele Rua nacque a Torino il 9 giugno 1837, nel popolare quartiere di Borgo Dora; il padre lavorava nell’arsenale e in un alloggio della fabbrica abitava la famiglia. Nel giro di pochi anni la madre rimase sola con due figli. Perso il papà, gli occhi di Michelino spesso si fermavano a guardare gli operai al lavoro davanti ai forni roventi in cui erano fusi i pezzi d’artiglieria. Era una sorta di caserma in cui il ragazzo frequentò le prime due classi d’istruzione. Seguì la terza elementare presso i Fratelli delle Scuole Cristiane, chiamati nel Borgo, anni prima, dal Marchese Tancredi di Barolo per istruire i bambini del popolo. Tra i banchi di scuola ci fu l’incontro con don Bosco che intuì, negli occhi del ragazzetto, qualcosa di speciale. Porgendogli la mano, com’era solito fare con tanti ragazzi, gli disse: “Noi due faremo tutto a metà”. Quelle parole rimasero impresse nel cuore di Michele che da quel giorno lo prese come confessore. La terza era l’ultima classe obbligatoria e quando il “santo dei giovani” gli chiese cosa avrebbe fatto l’anno successivo, lui rispose che, essendo orfano, in fabbrica avevano promesso alla madre che gli avrebbero dato un lavoro. Per il sacerdote, anch’egli rimasto presto senza padre, convincere la donna a fargli proseguire gli studi non fu difficile e Michele entrò come convittore a Valdocco, già “popolato” da oltre cinquecento ragazzi. Intanto nacque nel suo cuore la vocazione sacerdotale e il 3 ottobre 1852 ricevette dal santo l’abito clericale ai Becchi di Castelnuovo. L’anno seguente fu un anno speciale perché si celebrava il 4° centenario del Miracolo Eucaristico. Don Bosco aveva scritto per l’occasione un libretto e un giorno, mentre camminavano insieme per le strade di Torino, scherzando, predisse al giovane che, cinquanta anni dopo, l’avrebbe fatto ristampare.
Era solito dire
Faccio voto di povertà, castità e ubbidienza nelle sue mani, don Bosco.
Salvare la propria anima, è tutto, è tutto!
Materiali Utili
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