Il primo volo
Il nocciolo della storia
L’augurio più bello ed il regalo più prezioso che possiamo fare ai nostri ragazzi è accompagnarli a scoprire la complementarietà della diversità. Troppe volte una scarsa autostima può trasformare l’ammirazione per chi ha tanti talenti in invidia che non permette di scoprire ed alimentare i propri. Lavoriamo insieme perché invece i pregi degli altri siano stimolo a riscoprire i propri.
Ciuffo Dorato e Collarino erano amici per la pelle. Sarebbe meglio dire: amici per le piume.
Erano infatti due pulcini un po’ speciali. Ciuffo Dorato era un piccolo albatro e Collarino un piccolo pinguino…
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Ciuffo Dorato e Collarino erano amici per la pelle. Sarebbe meglio dire: amici per le piume. Erano infatti due pulcini un po’ speciali. Ciuffo Dorato era un piccolo albatro e Collarino un piccolo pinguino.
Vivevano insieme sull’isola del Grande Pennacchio. In basso a sinistra nell’Oceano Atlantico, se guardate su una carta geografica del mondo.
L’isola era abitata da molte migliaia di uccelli delle specie più diverse.
Come accade nelle comunità affollate gli uccelli dell’isola un po’ litigavano e un po’ andavano d’accordo.
Ma, tutto sommato, si dividevano il cibo che trovavano nelle pescose acque verdazzurre dell’Oceano, che mugghiavano continuamente abbattendosi contro le rocce della costa, e affrontavano insieme le terribili tempeste e i gelidi venti del Polo Sud che frustavano l’isola di tanto in tanto.
Ciuffo Dorato e Collarino stavano insieme fin da quando erano usciti dall’uovo, la stessa tiepida mattina. Inseparabili, si assomigliavano perfino un po’: erano due grossi, morbidi batuffoli di piume grigie. Si rincorrevano dal mattino alla sera, muovendosi goffamente, con l’andatura di due piccoli «Charlot». Si sentivano veramente felici sull’isola del Grande Pennacchio. Ma erano sempre così occupati a giocare che non si accorsero di cambiare. A Ciuffo Dorato spuntarono due ali robuste, che si facevano ogni giorno più poderose. Collarino si rivestì di uno stupendo «frac» d’un bel nero lucente.
Un giorno, mentre ruzzolavano in cima alla scogliera più alta, Collarino diede involontariamente una spinta troppo forte a Ciuffo Dorato. Con un acuto stridio il giovane albatro cadde dallo scoglio, giù, giù nel vuoto. Collarino si sentì fermare il cuore. Ma durò solo un istante. Ciuffo Dorato spalancò improvvisamente le ali e non cadde più. Le sue potenti remiganti lo portarono anzi in su, sempre più in alto, fendendo l’aria sempre più sicure. Stridendo di gioia, sbatté le ali più volte, gonfiò il petto e virò verso il vento. Poi cominciò a tuffarsi e veleggiare. Sarebbe diventato un magnifico albatro, il più grande e forte volatore del regno degli uccelli.
Collarino lo guardò a lungo e fu improvvisamente assalito da una grande malinconia: aveva perso il suo grande amico. Non avrebbe mai potuto seguirlo sulle azzurre rotte del cielo. Ma una cosa poteva fare e…
(Inventate voi il finale di questo racconto. Io ne propongo tre, a scelta, ma quello che farete voi sarà senz ‘altro il migliore).
PRIMO FINALE
Deciso più che mai a diventare anche lui un forte volatore, Collarino si buttò e ributtò dagli scogli finché si sfracellò miseramente.
SECONDO FINALE
Collarino cominciò a lamentarsi con tutti del triste destino di essere nato pinguino, di essere un uccello che non vola, di vivere sempre a terra o al massimo nell’acqua gelida.
Divenne un fannullone che si ubriacava spesso, maledicendo il mondo intero, roso dall’invidia per i gabbiani, gli albatri, i puffini e perfino per i piccoli Pulcinella di mare. In tutta l’isola lo conoscevano come «il pinguino arrabbiato».
TERZO FINALE
Collarino divenne il più bravo pinguino dell’isola del Grande Pennacchio, il tuffatore più elegante, il nuotatore più veloce e, soprattutto, un ottimo padre di famiglia.
Il gioco
indovina un po’…
Per i grandi e piccoli
Siksik bulaklak (FILIPPINE)
I giocatori si siedono uno accanto all’altro, in modo da formare un’unica riga diritta. Uno di loro si allontana di qualche passo dagli altri e volta loro le spalle. Al via i giocatori seduti si passano l’un l’altro il bulak (un ciuffo di candido cotone…), partendo da un estremo della riga e procedendo verso l’altro, senza mai cambiare direzione.
Uno di loro, quando riceve il bulak lo nasconde (in tasca, in una scarpa, sotto la maglia…).
Quando il bulak è stato nascosto, il conduttore grida pronti. Il giocatore che volta le spalle ai compagni si gira verso di loro e cerca di indovinare (aiutandosi con le facce degli altri, che fanno di tutto per restare impassibili) chi ha addosso il bulak. Un aiuto può averlo anche dal tempo trascorso tra il via e il “pronti”. Se indovina, il suo posto viene preso da chi ha nascosto il bulak ed è stato colto in fallo, mentre in caso contrario sarà il conduttore a decidere chi deve allontanarsi dagli altri.
La preghiera del giorno
È difficile amare gli altri, ma anche amare me.
Certe volte non mi piaccio,
non accetto di avere dei difetti.
Mi arrabbio se non riesco sempre a vincere
e se non mi invitano ad una festa.
Ma tu vuoi che io mi ami, perché
così so come amare gli altri.
Voglio imparare a volermi bene,
così come sono, anche
se non sono perfetto.
Così amerò gli altri,
accettandoli
per come sono.
Questo tu vuoi da me.
Gesù, aiutami a volermi bene, ad amare gli altri.