Ciccione!
Il nocciolo della storia
È una delle cose più brutte che possono capitare in una classe e in un gruppo. Tutti vorrebbero “piacere” ma hanno paura di farcela del tutto, così quelli più deboli di carattere reagiscono sottolineando in modo esagerato i difetti, veri o presunti, di qualcun altro. Incrudelire contro qualcuno è una cosa orrenda. Molte ferite, inferte tanto per ridere, faranno male per tutta la vita.
«Guarda il ciccione!»
I bambini della Terza B riuscivano ad essere molto crudeli quando si scatenavano nel cortile e certamente lo erano nei confronti di un bambino biondo, mite e gentile, che si chiamava Riccardo. Gli facevano il verso, lo deridevano e lo beffeggiavano a causa della sua taglia…
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«Guarda il ciccione!»
I bambini della Terza B riuscivano ad essere molto crudeli quando si scatenavano nel cortile e certamente lo erano nei confronti di un bambino biondo, mite e gentile, che si chiamava Riccardo. Gli facevano il verso, lo deridevano e lo beffeggiavano a causa della sua taglia. Era di almeno venti chili e di una spanna sopra tutti gli altri. Era sempre al fondo di tutto perché era “grande e grosso”. Soffriva di essere sempre l’ultimo a essere scelto per giocare a basket, a calcio o alle staffette. Dava l’idea di essere lento e ingombrante.
I piccoli compagni gli facevano infiniti dispetti, come riempire di cartaccia il suo zainetto, impilare i libri della biblioteca sul suo banco durante l’intervallo o innaffiarlo di acqua dopo la lezione di ginnastica.
Riccardo chinava la testa e cercava di farsi più piccolo nel banco. Al termine delle lezioni cercava di correre a casa il più in fretta possibile, perché un gruppetto di bambini dispettosi lo perseguitava con tutte le rime possibili sul tema «Cicciobomba».
Riccardo pensava di avere un solo amico nella classe. Si chiamava Mattia ed era stato sempre gentile con lui. Così Riccardo gli aveva regalato le figurine più rare dei calciatori e uno stratosferico giochino per il telefonino.
Un giorno, durante l’intervallo, il povero Riccardo si trovò in mezzo ad una piccola rissa per aver urtato Imelda Rubino, la più vanitosa e suscettibile della classe, che si era messa a strillare come se fosse stata travolta da un Tir. In tre o quattro, cominciarono a spintonare Riccardo,
Senza saper bene perché, preso dalla foga, Mattia gridò: «Ciccione!»
Riccardo si voltò verso di lui con uno sguardo stupito e tristissimo.
E accadde la cosa incredibile.
Riccardo cominciò a dilatarsi, ad allargarsi sempre più, a gonfiare come una mongolfiera. Poi si sollevò in aria, veleggiò per un attimo sopra la testa dei ragazzini sbalorditi e sparì dietro le chiome degli alberi e il tetto della scuola.
Proprio come fanno i palloncini quando sfuggono dalle mani dei bambini,
I bambini scapparono spaventati. Solo Mattia rimase nel cortile con la bocca aperta e gli occhi rivolti al cielo.
Tornando a casa, Mattia si sentiva scontento e avvilito.
«Non è stata colpa mia!» si ripeteva. Ma l’amarezza non passava.
Passò davanti alla casa di Riccardo, quasi istintivamente, e sentì qualcuno che singhiozzava.
Alzandosi in punta di piedi, sbirciò dalla finestra.
La mamma di Riccardo piangeva seduta su una poltrona e il papà con l’aria affranta e preoccupata le teneva una mano sulla spalla e con l’altra reggeva il telefonino. Anche la sorellina di Riccardo piangeva stringendo la sua bambola.
Venne voglia di piangere anche a Mattia. Si mise a correre verso casa.
Di nuovo sentì qualcuno che singhiozzava forte. Si fermò e ascoltò meglio.
Il pianto veniva dal giardino. Lo seguì e si trovò sotto un gigantesco platano. I singhiozzi scendevano dall’alto, dai rami più alti.
Poi lo vide. Era Riccardo, ancora tutto gonfio, impigliato tra i rami.
«Perché? Non ho fatto niente… Come faccio a tornare a casa? Mamma e papà…»
Mattia gridò: «Riccardo sono io! Non volevo… Ti aiuterò!»
Si sentì un sibilo leggero. A Mattia sembrò che Riccardo si fosse sgonfiato un po’.
«Sei simpatico e buono… Poi sei morbido e soffice!»
Questa volta il sibilo fu prolungato e fortissimo. Mattia vide che Riccardo era tornato quasi alla misura normale e disse: «Voglio essere il tuo migliore amico! Vedrai: insieme saremo una forza!»
Riccardo scivolò dall’albero e si fermò accanto a Mattia.
«Davvero, vuoi essere mio amico?»
«Certo!» Con autentico sollievo, leggero e felice, Mattia abbracciò Riccardo e disse: «Adesso andiamo a casa. Secondo me, ti stanno aspettando».
Il gioco
il gioco del grazie
Per i grandi e piccoli
Gioco – quiz sceneggiato
(CHI C’È’ SOTTO?)
Gioco divertente e «istruttivo». Si recita una breve scenetta le cui battute contengono velate o scoperte allusioni ad un noto personaggio storico. Può diventare anche una gara tra squadre, affidando a ciascuna un personaggio da rappresentare. Pubblichiamo un breve esempio
VIVA LA PEPSI… CANALISI
PSICHIATRA: Bene, figliuolo… qua! è il suo problema?
PAZIENTE: (è affetto da tic nervosi e linguistici) Ho sognato, gne gne, che sogno… gne… gne… per poco andavo all’altro mondo…
PSICHIATRA: È una sindrome gluttica! Prenda questo sciroppo. Una pinta dopo i pasti. Le farà venire una spaventosa orticaria: così non potrà più dormire ed in conseguenza non sognerà più!
PAZIENTE: (gesticola) …Gli indiani… gne… gne… mi inseguivano… ho dovuto buttarmi in mare… gne… gne… che indiani! Avevano tutti la faccia di mia suocera! Comprese le corna! Gne… gne… gne.
PSICHIATRA: È un caso chiarissimo! È un complesso un po’ duro da estirpare il suo, ma col tempo chissà… (perplesso) Un complesso che finora attaccava solo la TV e i gatti: il complesso dei «POOH» …
PAZIENTE: Facciamo in fretta gne gne. Devo andare alla partita… Sa, sono tifoso del Genoa… gne gne… (grida) W il Genoa, abbasso la Sampdoria!… gne gne… 1492 a zero, vinciamo! …E poi c’è Isabella che mi aspetta… gne… gne… e le devo ancora dire una cosa. Gne… gne… da un po’ di tempo mi credo una gallina… gne gne… co… co… co…
PSICHIATRA: E che cosa le fa pensare di essere una gallina?
PAZIENTE: Co… co… gne gne… coccodè! Questo! (mostra un uovo che trae da dove era seduto…)
PSICHIATRA: Me ne porti una dozzina tutte le mattine… E come cura: perché non si fa una lunga crociera?
QUALE FAMOSO PERSONAGGIO STORICO È CELATO NELLA SCENETTA?
La preghiera del giorno
Niente ti turbi,
niente ti rattristi.
Tutto dilegua,
Dio solo non si muta.
Con la pazienza tutto ottieni.
Non manchi di nulla
se hai Dio nel cuore.
Il suo amore basta.