La conquista della penna d’aquila
Il nocciolo della storia
La trama del racconto è semplice e suggestiva, ripresa da una consuetudine indiana: il rito di passaggio all’età adolescenziale dei piccoli settenni, dopo il superamento di una prova di coraggio e saggezza decisa dal consiglio degli anziani della tribù. Si tratta di una prova importante e tutti i bambini sono tesi verso il raggiungimento del successo e non vedono più altro. Rifiutano persino di aiutare il vecchio Falco Stanco e quasi deridono Nuvola Rossa che cede alla richiesta dell’anziano, rinunciando così alla gara. Ma la prova di coraggio consiste proprio nel comprendere che la solidarietà è più importante e vale di più del successo in una gara e che la capacità di amare, sacrificando magari il prestigio di una vittoria, rende più grandi della lotta per il primo posto.
In riva ad un lago azzurro e dorato, sorgeva un tranquillo villaggio indiano. A mezzogiorno e a sera, dai te-pee uscivano fumo e fragranti profumi che mettevano appetito ai piccoli indiani che giocavano tra le tende aspettando il richiamo familiare delle squaw.
Ma una sera d’estate, il clima del villaggio sembrò improvvisamente cambiare.
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In riva ad un lago azzurro e dorato, sorgeva un tranquillo villaggio indiano. A mezzogiorno e a sera, dai te-pee uscivano fumo e fragranti profumi che mettevano appetito ai piccoli indiani che giocavano tra le tende aspettando il richiamo familiare delle squaw.
Ma una sera d’estate, il clima del villaggio sembrò improvvisamente cambiare. Gli uomini della tribù si raccolsero tutti nella tenda di Bisonte Nero, il grande capo, per il consiglio dei saggi e degli anziani. 1 piccoli indiani, invece di rincorrersi sul prato, se ne stavano seduti tranquilli, quasi in attesa. I saggi e gli anziani infatti erano riuniti per una questione che li riguardava da vicino. Dovevano decidere quale sarebbe stata la «prova di forza e di coraggio» che i giovani indiani avrebbero dovuto superare per essere accettati a pieno titolo come membri della tribù.
Tutti i bambini che avevano visto cadere sette nevi, cioè che avevano compiuto sette anni, erano impazienti e ansiosi di sapere quale sarebbe stata la prova che li aspettava.
Era ormai calato il sole, quando dalla tenda uscirono prima gli uomini, poi gli anziani e infine il grande capo. 1 giovani indiani si avvicinarono a Bisonte Nero che, con voce solenne, dichiarò: «La prova di forza e coraggio sarà questa: domani all’alba, con il primo raggio di sole, partirete con le vostre canoe. Sull’altra riva del lago, in un posto segreto, sarà nascosta una penna d’aquila dorata. Chi la troverà avrà vinto e dimostrato di avere forza, coraggio e saggezza».
Quella notte, tutti i piccoli indiani sognarono. I loro sogni erano popolati di penne d’aquila nascoste sulle cime di picchi rocciosi, in profondi burroni, sotto enormi massi di pietra. Sognavano soprattutto di tornare con la penna d’aquila dorata, guardati con ammirazione e orgoglio dai loro genitori. Appena un primo chiarore apparve da dietro le montagne, strane ombre presero a muoversi nel villaggio. Erano i giovani indiani che portavano le loro canoe verso la riva del lago. Stavano tutti indaffarati a preparare le canoe, i remi, le provviste, focacce di mais e carne affumicata, quand’ecco arrivare, camminando lentamente, Falco Stanco, un vecchio indiano che abitava dall’altra parte del lago, nel villaggio Tibuwa.
Il vecchio si avvicinò ai bambini e disse loro: «Questa notte sono stato ospite del vostro villaggio, ma ora devo tornare dalla mia tribù, sull’altra riva del lago. Sono vecchio e stanco e se dovessi fare il giro del lago a piedi non arriverei che a notte inoltrata. Qualcuno di voi mi potrebbe portare sulla sua canoa?».
Il piccolo Piuma Rossa guarda gli altri e dice: «Ma noi dobbiamo fare la prova di forza e di coraggio!».
E Castoro Grigio: «No, non è possibile: se fosse un altro giorno sì, ma oggi dobbiamo correre! No, non è proprio possibile!».
«Eh, sì», pensa anche Nuvola Rossa, «se uno di noi prende sulla sua canoa Falco Stanco, rimarrà indietro e non potrà conquistare la penna d’aquila… Ma che fatica dovrà fare, povero vecchio, per compiere tutto il giro del lago! E soprattutto, come sarà triste se tutti gli diremo di no». Nuvola Rossa si avvicinò al vecchio e disse, deciso: «Vieni, Falco Stanco, ti porto io!».
Gli altri, sorpresi, lo guardarono e pensarono: «Così Nuvola Rossa rimarrà indietro e non potrà conquistare la penna d’aquila!».
Ma ecco, in quel momento, spuntò da dietro le montagne il primo raggio di sole. Era il segnale della partenza.
Con un grido di gioia i piccoli indiani balzarono sulle loro canoe. Afferrarono la pagaia e via sul lago, veloci e leggeri, come se volassero. Era iniziata la grande prova.
Nuvola Rossa faticava di più perché doveva remare per due. La canoa era pesante, perché con lui c’era anche Falco Stanco. Rimasero sempre più indietro.
Gli altri lo vedevano faticare: «Nuvola Rossa non è stato molto furbo», pensavano. «Ha perso la sua occasione, lui che è tra i ragazzi più abili e coraggiosi». Anche Nuvola Rossa vedeva i suoi amici molto più avanti di lui, ormai lontani, e gli venne il dubbio di aver sbagliato. Sarebbe arrivato sull’altra riva così tardi che sicuramente qualcuno avrebbe già trovato la preziosa penna d’aquila dorata.
Poi guardava Falco Stanco, vedeva il suo viso rugoso che sorrideva felice e sentiva nel suo cuore una voce che gli diceva: «Hai fatto bene, Nuvola Rossa, hai fatto bene».
II sole era ormai alto nel cielo, e i più veloci, uno dopo l’altro, raggiunsero la riva opposta del lago.
I piccoli indiani saltarono a terra e, dopo aver tirato in secco le canoe, corsero a inerpicarsi sulle rocce e a inoltrarsi nei boschi.
Penna Rossa prese a scalare un picco roccioso, dal quale si vedeva tutto il lago, sperando di trovare là in cima la penna d’aquila.
Volpe Astuta, invece, si cacciò coraggiosamente in una grotta buia sperando di trovarla nascosta in qualche fessura della roccia.
Piccolo Scoiattolo si arrampicò su un vecchio albero cavo, per calarvisi poi dentro. Chissà che il prezioso trofeo non fosse nascosto proprio là.
Era ormai mezzogiorno, quando arrivò la canoa di Nuvola Rossa. Il piccolo indiano era tutto sudato per la faticosa traversata e pensava di trovare i suoi amici che già festeggiavano il vincitore. Ma, a quanto pareva, nessuno aveva ancora trovato la penna d’aquila.
Nuvola Rossa riprese forza e entusiasmo. Forse ce la poteva ancora fare. Salutò Falco Stanco e via di corsa anche lui alla ricerca. Ma il vecchio indiano lo chiamò: «Aspetta, Nuvola Rossa, vieni qui! Ti devo dire una cosa».
Un po’ a malincuore, Nuvola Rossa si fermò e si voltò verso Falco Stanco. Ma era teso come un arco pronto a scattare. «Ieri sera», proseguì l’anziano, «Bisonte Nero, il grande capo del villaggio, mi ha detto: “Domani all’alba, quando vorrai tornare al tuo villaggio, recati sulla riva del lago, là troverai i piccoli indiani. Chiedi loro di portarti sull’altra sponda. A chi lo farà, quando sarete arrivati all’altra riva, consegnerai questa”».
E Falco Stanco tirò fuori, da sotto il suo poncho, una meravigliosa penna d’aquila: la penna d’aquila dorata!
Sprizzando gioia, Nuvola Rossa afferrò la penna dorata e la sollevò in alto con un urlo di felicità.
«Correte, correte, Nuvola Rossa ha trovato la penna d’aquila dorata!».
I piccoli indiani cominciarono a passarsi la voce, gridando, pieni di stupore. Dopo un po’ erano tutti raccolti attorno al vincitore, che fiero e orgoglioso stringeva la sua penna d’aquila.
«Sì», disse Falco Stanco, mettendogli una mano sulla spalla, «hai vinto la prova e conquistato la penna dorata, perché la forza più grande è la forza dell’amore e della solidarietà. E tu hai dimostrato di avere questa forza quando mi hai aiutato e mi hai preso nella tua canoa. Nuvola Rossa ha avuto il coraggio di fare quello che nessuno voleva fare. Questa era la prova che il consiglio dei saggi aveva pensato per voi».
I piccoli indiani si guardarono l’un l’altro, poi guardarono Nuvola Rossa.
«È vero», dissero, «la forza più grande è la forza dell’amore e Nuvola Rossa lo ha dimostrato! Adesso anche noi vogliamo fare così!».
E insieme danzarono e cantarono la «Canzone dei fratelli», per festeggiare Nuvola Rossa e salutare Falco Stanco. Poi, risalirono sulle loro canoe e fecero ritorno al villaggio.
Falco Stanco li salutò con la mano e pensò: «Sì, questo è stato un giorno importante per i piccoli indiani perché hanno imparato che c’è qualcosa nella vita che vale più dell’arrivare primi».
Il gioco
il gioco del grazie
Per i grandi e piccoli
Lettre rouge (BELGIO)
Si tracciano a terra due righe, a una decina di passi una dall’altra. Un giocatore si sposta dietro la prima riga, tutti gli altri dietro la seconda. I giocatori dietro la seconda riga scelgono una lettera dell’alfabeto e si dispongono uno accanto all’altro sulla loro riga. Il giocatore solitario grida una lettera. Chi ha quella lettera nel proprio nome fa un passo avanti. Il giocatore solitario grida un’altra lettera e così via. Quando il giocatore solitario grida la lettera scelta dai compagni, loro gli rispondono: «Lettre rouge!» («Lettera rossa!») e tornano di corsa verso la riga da cui sono partiti. Il giocatore solitario deve inseguirli e cercare di acchiapparne uno prima che sì metta in salvo dietro la riga. Se ci riesce, ì due si scambiano di posto e di compiti, in caso contrario il gioco riprende con lo stesso giocatore solitario di prima (e un’altra lettera rossa…) e così via.
La preghiera del giorno
Ho l’armadio pieno di vestiti,
il mobile gonfio di giochi;
ho libri e peluche,
e tante altre cose.
La mia casa è piena di cose.
Ma se non ho Dio,
non ho niente.
Il suo amore mi rende ricco:
tutto il resto non conta.
Se ho Dio come amico
non ho bisogno più di niente.