Il gallo, il gatto e la volpe
Il nocciolo della storia
Nel mondo di oggi è assolutamente necessario mettere in guardia bambini e ragazzi dai reali pericoli che esistono e assicurarsi che si comportino con estrema prudenza, avvertendoli di non salire in macchina di sconosciuti, di non nuotare senza compagni, non camminare per strada dopo che si è fatto buio, evitare certe compagnie, non bazzicare in certi luoghi, e così via.
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Il rischio, però, è di diventare tanto prudenti da considerare tutto il mondo un luogo sinistro e pericoloso, in cui si deve sempre stare all’erta.
In ogni società ci sono pericoli reali e troppe vittime. Ma il fatto è che il bambino che ha paura dell’ignoto non potrà mai sviluppare le capacità necessarie per fronteggiare il pericolo, o l’esperienza per distinguere una situazione rischiosa da una nuova e stimolante.
È naturale che i bambini molto piccoli siano sempre affidati alla responsabilità di un adulto, ma appena cominciano a crescere, vanno abituati a riconoscere le situazioni di vero pericolo, perché non li si può controllare in ogni momento, e per tutta la vita.
C’era una volta un vecchio contadino, che aveva un gatto e un gallo. Il vecchio andava nel campo a lavorare, il gatto gli portava da mangiare e il gallo stava a casa a sorvegliare…
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C’era una volta un vecchio contadino, che aveva un gatto e un gallo. Il vecchio andava nel campo a lavorare, il gatto gli portava da mangiare e il gallo stava a casa a sorvegliare.
Passò un giorno la volpe, e si mise a cantare sotto la finestra:
Galluccio chicchiricuccio,
affacciati, tesoruccio!
Tanti pistacchi ti voglio dare,
così meglio potrai cantare!
Il gallo, curioso di sapere chi cantasse, saltò sulla finestra e la volpe, allungata una zampa, lo acchiappò e si mise a correre.
La volpe correva verso il bosco e il gallo strillava:
Gatto, gatto, mi sono affacciato e la volpe m’ha acchiappato. Corri, corrimi in aiuto altrimenti son perduto!
Il gatto sentì e si mise a inseguirli. Corri, corri, raggiunse la volpe e liberò il gallo.
«Ricordati, gattuccio», gli disse, «di non affacciarti più alla finestra. Non fidarti della volpe. Ti mangerà tutto, anche gli ossicini!»
Il giorno dopo il vecchio tornò nel campo, il gatto gli portò da mangiare e il gallo restò a casa.
La volpe tornò, canto la sua canzoncina, ma il gallo, zitto zitto, non si affacciava.
La volpe gli gettò i pistacchi, e il gallo li mangiò. Allora la volpe disse: «Se vieni a farmi compagnia, ti darò anche il granoturco».
Il galletto, per vedere se la volpe aveva davvero il granoturco, si affacciò alla finestra. La volpe pronta, lo acchiappò e si mise a correre. Il gallo gridava: il gatto lo sentì e corse ancora a liberarlo.
«Te l’avevo detto, galluccio», gli disse, «di non affacciarti alla finestra! Stai attento, perché la volpe di mangerà. Domani non ti affacciare, perché andremo a lavorare lontano, nel bosco. E se anche griderai non ti sentirò».
L’indomani la volpe tornò. Cantò tre volte la sua canzoncina, ma il gallo, zitto zitto, non si affacciava.
La volpe gli gettò una manciata di pistacchi, poi una di granturco e il gallo, zitto zitto, se li mangiò tranquillamente.
Allora la volpe disse: «Sei diventato muto, galluccio?».
«No, cara volpe, non me la fai. Alla finestra non ci vengo!».
La volpe insinuò: «Se vieni a farmi compagnia, ti darò una manciata di miglio d’oro. E ti porterò a vedere la mia casa meravigliosa. Non credere al gatto: non voglio farti male. Vedrai quante belle cose ti darò!».
Il gallo non rispondeva. La volpe, pian piano, si avvicinò al muro, sotto la finestra, e stette zitta.
Il gallo non la sentiva più, non la vedeva più. Dov’era andata a finire? Guarda, guarda, non vedeva niente. Allungò il collo, lo allungò ancora: niente. Allora sporse un pochino la testa sul davanzale. Non aveva ancora guardato, che la volpe se l’era preso e correva, correva verso il bosco. La volpe correva, il gallo strillava, ma questa volta nessuno lo sentì.
Quando il vecchio e il gatto tornarono a casa, non trovarono più il gallo e si misero a piangere, a piangere un torrente di lacrimoni.
Ma poi il vecchio disse: «Peggio per lui. Doveva darci retta».
Si asciugarono le lacrime e andarono a dormire.
Il gioco
giochi di gruppo per valutare rapidamente una situazione
Per i più grandi
I giocatori sono disposti in cerchio ed uno è al centro. Il giocatore che si trova al centro rappresenta la volpe, nel cerchio c’è il gallo e tante galline.
La volpe sta accucciata e finge di armeggiare attorno ad una pentola. Si svolge il seguente dialogo fra la volpe e il gallo:
– Gallo: «Cosa fai vecchia volpe?».
– Volpe: «Accendo il fuoco».
– Gallo: «Perché?».
– Volpe: «Per bollire l’acqua».
– Gallo: «Che fai con l’acqua bollente?».
– Volpe: «Devo cuocere una gallina».
– Gallo: «Da dove la prendi?».
– Volpe: «Dal tuo pollaio».
A questo punto la volpe si alza, mentre tutti scappano, cercando di catturare una gallina. Chi è preso riprende il gioco nella parte della volpe.
Per i più piccoli
Essere “Sale della terra e luce del mondo”, partendo dai piccoli gesti. Colora il disegno di questo gesto.
La preghiera del giorno
Gesù, aiuta il mio papà,
dagli sempre un bel cuore per amarmi.
Aiuta tutti i papà del mondo
a essere padri dell’amore, come Dio nostro Signore.
Gesù, fa che non abbiano troppe preoccupazioni,
ma molto amore.
Gesù, grazie per avermi dato il mio papà.
Che meraviglia un papà!
Tu, Gesù, ci hai detto
che Dio tuo Padre è nostro Padre,
il modello di ogni padre,
il papà più bello,
la più grande fonte di amore.
Perciò, Dio, padre amorevole, fa che possiamo sempre chiamarti:”Padre nostro…”