• Un mese con Maria

    lunedì 25 maggio 2020

Raccontami una storia

C’era una volta, nei pressi di Parigi, un vecchio mulino a vento che apparteneva a Simon, un bravo giovanotto semplice e analfabeta, reduce da molte guerre. Gli affari andavano male a Simon: era pieno di debiti. Quando c’era vento non aveva grano da macinare, e quando aveva grano da macinare, non c’era vento.
Una sera, la prima sera di maggio, Simon era proprio disperato. Se entro le nove della mattina seguente non avesse pagato dieci scudi al procuratore, sarebbe stato scacciato dal mulino. Aveva, sì, venti sacchi di grano da macinare, e se fosse riuscito a macinarli avrebbe potuto sfuggire al procuratore; ma l’aria era immobile: non un alito di vento.
«Basta!», esclamò. «Dato che tutto è contro di me, torno a fare il soldato. Quanto al mulino, vada al diavolo!».
Aveva appena pronunciato queste parole che il mulino cominciò a scuotersi come preda di un terremoto. Fu questione di un istante, ed ecco dinanzi a lui un ometto magro e accigliato, dallo sguardo maligno.
«Mi hai chiamato, Simon, eccomi qui».
«Ti ho chiamato? Ma chi sei?».
«Sono il diavolo!».
Simon si meravigliò di non avere paura, ma ne aveva viste tante, in guerra…
L’ometto continuò, spazientito: «Allora, che cosa vuoi?».
«Vorrei semplicemente che tu facessi girare il mulino per macinare venti sacchi di grano che aspettano un vento che non viene mai».
«Soltanto questo?», disse l’omino. «Farò di meglio. A partire da questo istante voglio che il tuo mulino giri senza fermarsi mai; non macinerai venti sacchi, ma venti volte venti sacchi, centinaia, migliaia di sacchi. Ti porteranno grano da ogni parte, e tra poco sarai il mugnaio più ricco del regno».
«Cosa vuoi in cambio?», chiese Simon.
L’omino trasse di sotto le vesti una pergamena piena di parole e disse: «Ecco un atto con il quale ti impegni a darmi la tua anima. In cambio ti farò ricco sfondato. Non è caro».
Simon si accorse di essere caduto in un tranello, ma se non macinava i venti sacchi di grano avrebbe dovuto lasciare il mulino e tornare in guerra.
«Qui bisogna uscirne», pensò. Poi ad alta voce: «Chi mi garantisce che sei capace di far girare il mulino? Facciamo così: se riesci a macinare la metà dei venti sacchi, firmerò la cessione della mia anima».
Il diavolo sogghignò e il mulino, senza un filo di vento, cominciò a macinare. A sera, i dieci sacchi erano macinati. Il diavolo si avvicinò e gli mise in mano la pergamena.
«Firma!».
In quel momento si udì un canto dolce e solenne. Era il mese di maggio e per la strada passava la processione dedicata alla Madonna. Il corteo avanzava lentamente. Quattro robusti giovanotti reggevano, su una portantina, la statua della Madonna. Sotto l’aureola di pietre preziose aveva un viso dolcissimo.
Gli occhi di Simon si volsero a lei. Sentiva alle sue spalle la presenza di quell’altro che si era nascosto dietro un masso per non vedere quella scena che lo faceva tremare tutto.
«Mantieni la tua promessa!», gridò a Simon, senza osare venir fuori dal suo nascondiglio. «Firma, o la mia vendetta sarà terribile!».
Il povero mugnaio si portò sotto la statua della Madonna.
«Madre santa», pregò, «che cosa devo fare?»».
«Hai commesso una colpa, Simon», gli sussurrò all’orecchio una voce che pareva musica. «Hai promesso e devi mantenere. Ma, dato che non sai scrivere, firma alla tua maniera».
Simon capì. Un chierichetto reggeva il secchiello dell’acqua santa per le benedizioni. Simon vi immerse il dito e firmò la pergamena. Firmò alla sua
maniera, alla maniera di tutti gli analfabeti di questo mondo: tracciò una croce.
Come se fosse stata toccata dal fuoco, la pergamena si mise a bruciare. Simon sentì un’esplosione, si voltò. Dove prima c’era il diavolo, aleggiava solo una leggera nuvola di fumo. Il diavolo era sparito.
Frattanto si levò un po’ di venticello e le ali del mulino cominciarono a girare.
Gli occhi di Simon si riempirono di lacrime. Si gettò in ginocchio.
«Santa Madre, volevo barattare il mulino con la mia anima, e tu mi hai strappato dalle grinfie del diavolo. D’ora in poi il mio mulino si chiamerà mulino della Madonna».

Il pensiero di mamma e papà

Recitando il Padre Nostro, ripetiamo ogni giorno: «E non c’indurre in tentazione». È sufficiente guardarsi intorno per scoprire quante tentazioni ci assediano. Abbiamo davvero bisogno dell’aiuto di Dio e della Vergine Maria per imparare a distinguere ciò che è buono da ciò che è cattivo. San Pietro, nella lettera che ha scritto ai primi cristiani, afferma: «State attenti e ben svegli, perché il vostro nemico, il diavolo, si aggira come un leone affamato, cercando qualcuno da divorare. Ma voi resistete, forti nelle fede». La coda del diavolo spunta da certi discorsi, certe proposte, gli schermi televisivi, i pettegolezzi, le piccole violenze di tutti i giorni. E il più delle volte ci sentiamo confusi, perché quello che ci viene promesso è luccicante, dorato, piacevole. Perché dovremmo fare attenzione o rinunciare? Come Simon diciamo anche noi con fede: «Madre Santa, che cosa devo fare?». Certamente la Madonna non ci abbandonerà.

Paciocchiamo

Dai giochiamo!

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  • Telefona al tuo padrino o alla tua madrina di battesimo e ringraziali per l’importante dono che sono per te.

Per essere più buoni

“Chiedi a Maria che ti aiuti a fare le scelte giuste”

Preghiamo insieme

O Maria, ti ringraziamo
perché ci troviamo tutti insieme
ad ascoltare, con te, Gesù.
Donaci di saperlo pregare e ascoltare.
Sorreggi i momenti facili e i momenti difficili
delle nostre giornate
e fa’ che le tentazioni non ci turbino
e non ci spaventino.
Sii sempre vicina a ciascuno di noi
nel giorno e nella notte,
in ogni istante della nostra vita.