LUIGI
VERSIGLIA
santo
Luigi Versiglia nacque a Oliva Gessi, in provincia di Pavia, il 5 Giugno 1873. Fin da piccolo serviva alla messa, tanto che la gente lo prospettava sacerdote, ma Luigi non voleva sentirne parlare, perché desiderava fare il veterinario. Fu accolto dodicenne da don Bosco, che lo affascinò a tal punto da fargli cambiare idea. Richiesti con insistenza dal vescovo di Macao, nel 1906 sei salesiani, arrivarono in Cina, guidati da don Versiglia. Vengono picchiati con forza e infine fucilati. Prima di essere uccisi riuscirono a confessarsi a vicenda. Il loro ultimo respiro fu per le anime della loro amata Cina. Paolo VI li ha dichiarati martiri nel 1976, Giovanni Paolo II li ha beatificati nel 1983 e canonizzati il 1° ottobre 2000.
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Luigi Versiglia nacque a Oliva Gessi, in provincia di Pavia, il 5 Giugno 1873. Fin da piccolo serviva alla messa, tanto che la gente lo prospettava sacerdote, ma Luigi non voleva sentirne parlare, perché desiderava fare il veterinario. Fu accolto dodicenne da don Bosco, che lo affascinò a tal punto da fargli cambiare idea. Nel 1888, poco dopo la morte del santo, Luigi fu molto colpito dalla cerimonia di consegna del crocifisso a sette missionari e decise di diventare salesiano, con la speranza di andare in missione. Presa la laurea in filosofia, fu ben presto pronto per l’ordinazione sacerdotale, che avvenne nel 1895. Don Rua lo nominò maestro dei novizi a soli 23 anni a Genzano di Roma, cosa che fece per dieci anni con bontà, fermezza e pazienza. Richiesti con insistenza dal vescovo di Macao, nel 1906 sei salesiani, arrivarono in Cina, guidati da don Versiglia. Realizzarono così una ripetuta profezia di don Bosco. Stabilita a Macao la “casa madre” salesiana, si aprì anche la missione di Heungchow. Don Luigi animò il territorio alla maniera di don Bosco, costituendo una banda musicale apprezzatissima, aprì orfanotrofi e oratori. Nel 1918 i salesiani ricevettero dal Vicario apostolico di Canton la missione di Shiuchow, e il 9 gennaio 1921 don Versiglia ne fu consacrato Vescovo. Saggio, instancabile e povero, viaggiava in continuazione per visitare e incoraggiare i confratelli e i cristiani del territorio. Al suo arrivo i villaggi erano in festa, soprattutto i bambini. Fu un vero pastore, tutto dedito al suo gregge. Diede al Vicariato una solida struttura con un seminario, case di formazione, progettando egli stesso varie residenze e ricoveri per anziani e bisognosi. Curò con convinzione la formazione dei catechisti. Scrive nei suoi appunti: “Il missionario che non sia unito a Dio è un canale che si stacca dalla sorgente”. “Il missionario che prega molto, farà anche molto”. Come don Bosco era un esempio di lavoro e temperanza. Intanto in Cina la situazione politica era diventata molto tesa, soprattutto nei confronti dei cristiani e dei missionari stranieri. Iniziarono le persecuzioni. Il 13 febbraio 1930, insieme a don Caravario, il vescovo è a Shiuchow per la visita pastorale nella missione di Linchow. Li accompagnano anche alcuni ragazzi e ragazze, che hanno studiato a Shiuchow. Il 25 febbraio un gruppo di pirati di orientamento bolscevico ferma la barca del vescovo, cercando di prendere le ragazze. Il vescovo e don Caravario lo impediscono con tutte le loro forze. Vengono picchiati con forza e infine fucilati. Prima di essere uccisi riuscirono a confessarsi a vicenda. Il loro ultimo respiro fu per le anime della loro amata Cina. Paolo VI li ha dichiarati martiri nel 1976, Giovanni Paolo II li ha beatificati nel 1983 e canonizzati il 1° ottobre 2000.
Dicevano di lui
Sono cose inspiegabili, ne abbiamo visto tanti. Tutti temono la morte. Questi due invece sono morti contenti e queste ragazze non desiderano altro che morire.
Materiali Utili
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